Il Comune non possiede alcun potere di «equiparazione» fra coppie sposate e coppie di fatto, materia su cui ha competenza solo il Parlamento nazionale: anche per questo l’iniziativa di San Mauro pare inutile e inopportuna. Piccole concessioni il Comune potrebbe accordare in settori specifici (per esempio la sepoltura dei conviventi nello stesso cimitero, o agevolazioni tariffarie sui mezzi di trasporto) ma sul fronte dei servizi fondamentali come casa, assistenza, salute, il registro promosso dai consiglieri del Partito Democratico, Italia dei Valori e Cinque stelle (non direttamente dalla Giunta Dallolio, il sindaco si è astenuto dal voto) opererà solo «compatibilmente con la normativa vigente». non produrrà nulla che non sia già consentito dalla legge e dalla Costituzione repubblicana, la quale assegna una posizione specifica e molto chiara alla famiglia «fondata sul matrimonio» (art. 29).
A Torino il registro delle unioni civili esiste da due anni e non è mai decollato. «Fra l’estate 2010 e 2012 – riferisce il presidente del Consiglio comunale subalpino Giovanni Maria Ferraris – ha raccolto l’autocertificazione di 144 coppie su una popolazione di oltre 900 mila abitanti. Gli interessati hanno capito che si tratta di uno strumento simbolico, senza effetti».
A differenza di altri concreti interventi dell’amministrazione sanmaurese nel campo delle politiche sociali (per esempio recenti provvedimenti a sostegno all’abitazione delle famiglie povere) l’istituzione del registro lascia un retrogusto di propaganda. a noi sembra che il vero compito del Comune – al di là degli appelli – resti oggi quello di affrontare l’emergenza economica, garantire i servizi possibili, senza troppo distrarsi e senza illudere.
Alberto RICCADONNA
Articolo apparso su "Testata d'Angolo" del 25 XI 2012
Nessun commento:
Posta un commento