Dalle associazioni alle scuole,
passando per l’amministrazione
comunale e le famiglie, si
alza un deciso «no» a bullismo
giovanile. Lo dimostrano la sensibilità
concretizzatasi in partecipazione
e interesse dimostrato
in occasione delle iniziative sul
tema, tanto che le scuole medie
si sono appena aggiudicate un
bando del Ministero dell’Istruzione
finalizzato proprio alla
prevenzione del bullismo e il
Comune, in collaborazione con
le associazioni, sta avviando un
Centro Giovani.
Per «bullismo» s’intendono tutte
le «azioni di sistematica prevaricazione
e sopruso messe in
atto da parte di un bambino o
adolescente, definito ‘bullo’ o da
parte di un gruppo definito tale,
nei confronti di un suo pari, percepito
come più debole, la vittima
».
Anche se San Mauro – agli
occhi di molti – è un’isola felice,
non bisogna abbassare la guardia
né sottovalutare i campanelli
d’allarme, anche alla luce degli
episodi che si registrano periodicamente,
piccoli o grandi che siano,
e di quelli celati nella «rete»
e nei cellulari dei nostri giovani.
«Tutti coloro che, a vario titolo,
sono impegnati a diretto contatto
con il mondo giovanile hanno
il dovere morale e civile di
affrontare il problema - spiega
l’assessore Marino Reymondet
che di mestiere fa l’insegnante
- Spesso esso è nascosto molto
bene nelle varie realtà e nelle
persone, è un dato assodato che
le cosidette ‘isole felici’ nascondono
meglio di altre forme di
arroganza e sopraffazione. Nel
mio caso, chi si occupa delle politiche
giovanili, deve concorrere
a creare condizioni di partecipazione
attiva sul territorio ‘fomentando’
la voglia ad essere
protagonisti ed elementi attivi
sul territorio. A breve apriremo
il Centro Giovani che fa parte
di un progetto locale ormai avviato.
È un tentativo di offrire
uno spazio e una opportunità
a favore dei giovani di proporre
attività, dialogo, informazioni,
aiutandoli a sentirsi cittadini
attivi e propositivi. Il giovane
‘bullo’ spesso è passivo, vinto e
giocoforza violento ma nessuno
nasce così, se non trova intorno
a sé indifferenza può cambiare e
scoprirsi invece attivo, vincitore
e cittadino corretto e, perché no,
felice».
«Come giovani lavoratori e
studenti impegnati nell’associazione
Gioc, siamo chiamati
alla sfida quotidiana di educare,
formare ed evangelizzare
i ragazzi dei nostri territori,
camminando al loro fianco in
questo percorso - spiega Francesca
Porrovecchio della Gioventù
Operaia Cristiana (Gioc), della
quale don Ilario Corazza è stato
appena nominato assistente a livello torinese - Grazie al confronto
reciproco all’interno del
gruppo, come luogo educativo
e di crescita per eccellenza,
i giovani possono riscoprire la
loro identità, raccontare il proprio
stato d’animo e le problematiche
che vivono in famiglia,
con gli amici, a scuola, diventando
così protagonisti impegnati
e consapevoli dei loro
ambienti di vita.
La prima vera
arma per combattere il bullismo
è ‘parlarne, parlarne, parlarne’,
e l’esperienza di gruppo
per i nostri ragazzi, da questo
punto di vista, diventa così il
luogo privilegiato per iniziare
a farlo davvero».
San Mauro sembra aver recepito
in pieno queste indicazioni.
In questi giorni la
scuola media statale «Carlo
Alberto Dalla Chiesa», ha
vinto un concorso bandito
dal Miur (Ministero
dell’Istruzione
dell’Università
e della Ricerca)
su questo tema
e partecipato
attivamente al
tavolo avviato
ufficialmente
lo scorso 25 ottobre
dall’associazione culturale
AltreArti nella serata
dal titolo «Il Bullismo non è
rock». In quell’occasione, tra
un brano musicale e l’altro, il
pubblico si è trovato immerso
in un dibattito vivo, affrontando
il tema dell’educazione dei
figli, della necessità di fare rete
e prevenzione con scuola, istituzioni
e loro: i giovani. Non
ci è voluto molto a sciogliere
la vergogna condensandola in
gocce di speranza e in azione.
Ci è riuscito Flavio Rubatto,
educatore e musicoterapeuta
di AltreArti che ha intrattenuto
il pubblico, rimasto a bocca aperta e in silenzio profondo
(bambini compresi) per oltre
mezzora, con alcuni «giochi»
improntati sull’osservazione
dei movimenti del corpo basata
sulla programmazione
neuro linguistica (pnl) e sul
lavoro d’insieme, con il canto
di gruppo (tecnica dell’ancoraggio).
Una breve dimostrazione
di una parte del cosiddetto
«metodo AltreArti»: imparare
- la musica, ad esempio - sperimentando
e giocando con le
infinite potenzialità comunicative
che il corpo e la mente
umana offrono.
Abbiamo incontrato la professoressa
Luisa Dal Paos - dirigente
scolastica delle scuole medie
sanmauresi che insieme alla
collega Patrizia Pramaggiore,
dirigente scuole elementari, ha
partecipato alla tavola rotonda
- al fine di comprendere da vicino
questo fenomeno e come
la scuola italiana intende porre
fine allo stesso. Secondo la dirigente,
è importante lavorare in
rete partendo dal nucleo familiare.
«La famiglia - spiega Dal
Paos - deve far comprendere
all’adolescente i rispettivi ruoli
che sono diversi».
La famiglia
del «bullo», chiamata in causa,
spesso si sente in dovere di
difendere il proprio figlio sminuendo
l’atto o negandolo del
tutto, questo porta a screditare
le azioni preventive o educative
che la scuola intende prendere.
«La famiglia si sente chiamata
in causa più di quanto dovrebbe
e dovrebbe comprendere
che essi e il bambino non sono
allo stesso piano» prosegue la
preside sanmaurese che sottolinea
anche il «timore di chiedere
aiuto, anche per paura che
il bambino venga allontanato
dalla famiglia». Sul cyberbullismo
Dal Paos aggiunge che «i
ragazzi vanno educati all’utilizzo
degli strumenti offerti da
Internet» e per questo la scuola
media sanmaurese ha aderito
a un ciclo di serate organizzate
da «La Piazza dei Mestieri»
con corsi di formazione per
insegnanti, conferenze e laboratori
per ragazzi e conferenze
aperte alle famiglie. La passione
della docente per il suo lavoro
è racchiusa in questa frase che
ci rilascia, a fine intervista: «Ho
insegnato per 32 anni informatica,
l’altro giorno sono stata
venti minuti in classe per sostituire
una collega. Venti minuti
in classe ed ero felice».
Emanuele FRANZOSO
Chiara MUNNO
ha collaborato MATTEO DE DONÀ
lunedì 1 dicembre 2014
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