giovedì 20 maggio 2010

Giovani insieme

L’Unità Pastorale di San Mauro (quattro parrocchie) riflette da tempo sui mezzi che avvicinanano la Chiesa e il suo messaggio alla società contemporanea. La Commissione Giovani esiste sulla carta da parecchio, ma solo da qualche mese ha cominciato a concretizzarsi per ragionare sulle nuove generazioni: III media, biennio e triennio delle superiori, Giovani Giovani (fi no ai 24 anni), Giovani Adulti (dai 24 anni in su) e Oratorio.
Nella neonata Commissione i giovani della Chiesa sanmaurese hanno la possibilità di confrontarsi concretamente gli uni con gli altri. Tutti i gruppi giovanili delle parrocchie si ritrovano periodicamente da tre anni per incontri di dialogo e di formazione; i gruppi di giovanissimi (III media) e delle superiori sono affi dati ad animatori ed educatori inseriti in altri gruppi di giovani: uno scambio, un dialogo prezioso, che diventa confronto partendo dal Vangelo per entrare nella vita quotidiana dei ragazzi. Ci si interroga e ci si forma anche attraverso il gioco, le attività estive, il volontariato. Ci sono preti, suore, coppie di coniugi che aiutano questo percorso: importanti punti di riferimento.
Ma è l’interazione fra i ragazzi e il loro essere comunità a offrire gli elementi che portano ad aderire al messaggio evangelico. Le iniziative orientate al «fare comunità» sono tante. Si stanno sviluppando con il passare degli anni: settimane comunitarie per ragazzi delle superiori e per giovani universitari; mesi comunitari in cui quattro ragazzi vivono assieme la quotidianità di spese, pulizie e imprevisti; ritiri in monasteri o nelle strutture dell’Unità Pastorale. In tutti questi incontri la preghiera, la correzione fraterna e il sostegno reciproco sono pane quotidiano. Bisogna riconoscere che i ragazzi che partecipano attivamente alla vita delle parrocchie sono una piccola percentuale rispetto ai tanti giovani che si incontrano a San Mauro, sugli autobus, nei bar o all’aperto nelle belle giornate di questa primavera che sta iniziando.
Forse la sfi da dei giovani delle parrocchie (ma a ben vedere è una sfi da di tutti), è superare l’idea (forse la comodità) di considerarsi solo un piccolo gregge, per aprirsi al dialogo anche con chi è fuori dal cerchio.
Matteo DE DONÀ
Commissione Giovani

martedì 18 maggio 2010

La regola dell'amore

Proseguiamo nelle nostre chiacchierate sui temi dell’educazione. Con l’ultimo numero di «Testata d’angolo» ci eravamo lasciati parlando dell’impegno che l’uomo ha di «costruirsi» come persona, e del rischio di fallire questo compito. Si tratta di capire allora come l’uomo possa costruirsi e in che cosa consista il rischio del fallimento. Bisogna però fare una premessa. Dall’affermarsi dell’Illuminismo nella cultura occidentale (che, è bene ricordare, è solo una delle culture del mondo, anche se ci riguarda molto da vicino) si è affermata l’idea di «individuo» a scapito dell’idea di «persona». È una differenza rilevante: l’individuo lo possiamo defi nire come un «io» che ha come unica preoccupazione il sé distinto da qualunque altro; la persona sa di essere distinta dalle altre, ma è sempre in relazione con un’altra persona all’interno di una comunità. Da quando si è imposta l’«individualità» la società ha cominciato a conoscere fenomeni di frammentazione via via crescente. Una dimostrazione molto rozza, ma chiara, l’abbiamo nell’indifferenza dimostrata in certi video circolati anche nei Telegiornali rispetto a persone in diffi coltà o addirittura di fronte a un omicidio in atto. Diverso è il caso della «persona », che si costruisce nella relazione: essa colloca inevitabilmente nel suo orizzonte il bene comune. A noi interessa la persona che si colloca responsabilmente in una società nella speranza che il moltiplicarsi di persone responsabili mettano un freno alla frammentazione e all’indifferenza sociale.

Relazioni di giustizia. È interessante esplorare in quale modo si realizzi la relazione con gli altri. Uno dei modi è certamente compreso nelle «relazioni di giustizia». Nel libro della Sapienza si legge: «Se uno ama la giustizia, le virtù sono il frutto delle sue fatiche. Ella infatti insegna la temperanza e la prudenza, la giustizia e la fortezza, delle quali nulla è più utile agli uomini durante la vita». (Sap. 8,7). Questo ci dice: che la giustizia non esiste che a partire dalle persone e per le persone. Il fi losofo Kant affermava che ogni persona deve essere trattata come un fi ne e mai come un mezzo. Autori moderni sostengono che la giustizia è «virtù morale che induce a rispettare la dignità personale dell’uomo e a fornirgli quanto gli é dovuto come individuo responsabile del proprio destino». La giustizia é perciò quell’ordine in cui l’uomo può sussistere come persona. Essere giusti signifi ca riconoscere i primi fondamentali diritti dell’uomo con tutte le conseguenze: diritto alla vita, alla libertà, all’istruzione, alla dignità, al lavoro, alla famiglia… Ne deriva la necessità di una coscienza più personale e integrale dell’ingiustizia, che consiste, in primo luogo, in ogni manipolazione e sopraffazione dell’uomo, del suo bene personale, familiare e sociale. Anche se «le relazioni di giustizia » sono importanti, ci lasciano però ancora nell’ambito di una giustizia che prevede di dare a ciascuno il suo. Non è poco, ma non è suffi ciente. Consideriamo allora le «relazioni di amore».

Relazioni di amore. Se le relazioni di giustizia si preoccupano di dare quanto l’altro ha diritto di ricevere, e quindi sono basate sulla relazione «diritti e doveri», le relazioni di amore sono basate sui bisogni. All’altro è concesso di avere quanto ha bisogno. Un esempio è la relazione tra madre e fi glio: la madre non defi nirà mai i confi ni del diritto all’amore del proprio fi glio, perché sarà disposta sempre a dargli tutto l’amore che le viene richiesto. L’amore si dona senza misura a partire dal comandamento nuovo di Gesù «amatevi gli uni gli altri come io ho amato voi». L’esempio della madre può essere signifi cativo se non lo limitiamo all’ambito familiare. Gesù ci indica la strada maestra in tutte le relazioni: se Dio è amore e nell’amore, particolarmente in Giovanni, rivela la sua natura, le relazioni tra le persone non possono che essere improntate all’amore gratuito, che tutto precede.

Relazioni di solidarietà. Il rapporto tra persone non sempre si realizza sul piano della giustizia e dell’amore. A volte si realizza in una «relazione di solidarietà» che non è propriamente giustizia, ma nemmeno propriamente amore. Spesso è l’ambito che consente la collaborazione tra persone con convincimenti e valori più diversi. Pone rimedio all’ingiustizia, si muove con grande generosità, pur non arrivando ai vertici di quel «come io ho amato voi». Tutte le forme di relazione che abbiamo considerato fi n qui sono sempre relazioni feconde: le relazioni di giustizia generano la società, e, particolarmente, una società che vuole essere giusta; le relazioni d’amore generano certamente la famiglia, ma possono dare luogo anche a rapporti tra persone di una profondità insondabile (basti pensare a Gesù quando dice: «dove due o più si riuniscono nel mio nome là io sono»: sono relazioni tanto feconde da rendere possibile tra noi la presenza reale di Gesù). Le relazioni di solidarietà generano tutte le associazioni e le azioni di volontariato. Educarsi a queste relazioni è fondamentale per la persona credente, ma anche per la persona non credente, se vuole realizzare una società più giusta.

L’individualismo. Ogni rapporto fecondo comporta una limitazione, sarebbe meglio dire una autolimitazione, e questa è una conquista dell’educazione. La cultura dell’individualismo rischia di portare al fallimento perché rappresenta l’esatto contrario della vita di comunione; fa agire l’uomo come se fosse «l’unico», come se gli altri vivessero in sua funzione. Di qui ha origine l’indifferenza che è bene espressa con il proverbio «ognuno per sé e Dio per tutti». Ciascuno si arrangi, perché io non mi prendo pesi non miei. Dall’indifferenza nasce la diffi denza, che è la paura dell’altro, che può sempre essere un possibile nemico. E la strumentalizzazione, che prevede di strumentalizzare gli altri per raggiungere i propri fi ni. Ed è molto diffusa non solo ai giorni nostri, ma addirittura sotto i nostri occhi. Può essere una strumentalizzazione fi sica, che si esprime con atti di riduzione a schiavitù (basti pensare a molti fenomeni di prostituzione) o attraverso il plagio esercitato da persuasori occulti. C’è il parassitismo di chi pensa di avere solo diritti e nessun dovere: esisto solo io e non sento il bisogno di compensare il bene che ricevo. E infi ne la prevaricazione verso cose o persone: si esprime anche con il saccheggio sconsiderato dei beni della terra. Come diceva un altro fi losofo, Hobbes, «homo homini lupus»: ogni uomo è un lupo per l’altro, cioè un nemico pericoloso. Costruirsi nel senso richiesto da Dio è sempre faticoso, ma è indispensabile se non vogliamo arrenderci al caos e alla sopraffazione.

diacono Roberto PORRATI

domenica 16 maggio 2010

Genitori a Scuola

Si è chiusa il 21 marzo la quarta edizione della «Scuola genitori», organizzata da un gruppo di genitori con il fattivo contributo di numerosi volontari, nell’ambito dall’unità pastorale di San Mauro. Abbiamo chiesto a Lucia Valvo, coordinatrice degli incontri, di fare un breve bilancio di questa attività che ha visto un grande successo di partecipazione. «Un aiuto più che prezioso – spiega Lucia – ci è venuto dal nostro affezionato relatore don Domenico Cravero, che ha trattato in modo specifi co il tema del ‘padre’, fi gura oggi molto condizionata dalla cultura imperante e dalle sue trasformazioni».
In particolare è emersa la necessità di riequilibrare i ruoli di padre e madre, che non hanno più collocazioni ben defi nite all’interno della famiglia: mamme che sembrano ‘papà’, e papà un po’ troppo ‘mamme’, con conseguente perdita della necessaria autorevolezza da parte di questi ultimi. «È stato veramente interessante vedere – continua Lucia – molti papà più che disponibili a ‘mettersi in discussione’». In base a quanto emerso nel corso degli incontri, il modello proposto da questa società per la fi gura paterna parrebbe non più funzionale ad una crescita armonica nè dei fi gli nè della famiglia stessa.
Il dono più grande che si può fare ai fi gli è la consapevolezza della propria autonomia che, a quanto pare, solo i padri possono dare.
Piero NEBBIA

mercoledì 12 maggio 2010

Scrive il comitato di via Musinet

Pubblichiamo una lettera aperta che
il Comitato spontaneo di via Musinet
ha inviato al sindaco di San Mauro
Giacomo Coggiola lo scorso 10 marzo

Egregio signor Sindaco,
abbiamo letto la sua lettera aperta
su «Testata d’Angolo» (La voce
del popolo) del 14 febbraio 2010 e
pensiamo che anche noi, cittadini
che autofi nanziandoci abbiamo
chiesto al Tribunale Amministrativo
Regionale di esprimersi
sulle deliberazioni dell’Amministrazione
Comunale, dobbiamo esporre le nostre

considerazioni in merito.
Per ottenere il regolare permesso
di costruzione del condominio
«Le Terrazze» di via Musinet
sono stati necessari 10.000 mq.,
a suo tempo acquistati da tre diversi
proprietari. Come da Piano
Regolatore vigente, il terreno antistante
è da adibire ad area verde
e servizi. A fi anco di via Torino è
stato costruito un parcheggio di
252 mq. e l’area verde è rimasta
incolta, malgrado siano stati pagati
i regolari oneri di urbanizzazione.
In sette giorni (dal 21 al 28 maggio
2009) avete variato il Piano
Regolatore; ora è necessario mettere
all’asta buona parte dell’area
verde (4.945 mq) e costruire altri
1.300 mq di nuovi appartamenti
con mansarde, locali interrati
e box. L’area verde sarà ridotta a
soli 945 mq, e non si parla della
strada di accesso ai nuovi insediamenti.
Signor Sindaco, quanto prima
stabilito era tutto uno scherzo?
Questa nuova decisione è subito
parsa a diversi cittadini sanmauresi
una forzatura: immediatamente
Le sono state espresse
perplessità, da Lei non raccolte
in quanto ritiene indispensabile
mettere all’asta il terreno per motivi
di bilancio.
Troppo spesso siamo abituati a
lasciare che il corso delle cose si
compia, magari solo criticando
chi ci governa. Noi, però, abbiamo
ritenuto giusto intraprendere
l’iniziativa di contrasto, facendo
ricorso al Tar.
Prendere questa decisione non è
stato facile, ma l’abbiamo assunta
per difendere quello che noi consideriamo
un nostro legittimo
diritto e per tutelare un interesse
collettivo di tanti concittadini.
La sentenza del Tar ha confermato
che le deliberazioni adottate
dall’Amministrazione Comunale
non sono legittime: cinque i punti
violati, e non è cosa da poco!
Signor Sindaco, ci è chiaro dalla
sua recente «lettera aperta» che
Lei non intende desistere; anzi,il
Consiglio del 18 febbraio 2010 ha
deliberato che le aree oggetto di
alienazione passano da 3 a 12,
perché solo cementificando le
ultime aree verdi si può salvare il
bilancio comunale.
Questo creerà un grave impatto
sul territorio, già provato da seri
(e fi no ad ora irrisolti... ) problemi
idrogeologici.
Noi siamo a conoscenza della
situazione di via Musinet, e per
questo ribadiamo la nostra ferma
intenzione di difendere i nostri
diritti.
Sulle altre aree non siamo informati,
però ci saranno sicuramente
altri cittadini che sapranno
valutare il Vostro operato ed
eventualmente prendere decisioni
analoghe alle nostre.
Sarà l’eliminazione di questo piccolo
polmone verde a garantire
negli anni il rispetto del «patto
di stabilità»? Le spese e i servizi
che dovrete affrontare per i nuovi
insediamenti vanifi cheranno in
breve tempo quanto ricavato.
Tenere in considerazione le
istanze dei cittadini e rivedere le
decisioni prese non è segno di
debolezza, ma sarebbe segno di
responsabile amministrazione
della comunità di San Mauro.

Comitato spontaneo
Via Musinet

Aiuto ai terremotati e ai poveri del Niger


Mancano sette mesi alla prossima Festa della Solidarietà ma i preparativi sono già cominciati.Il tavolo organizzativo della manifestazione si è riunito lo scorso 16 marzo e in maggio si incontrerà ancora per discutere il da farsi anche con l’Amministrazione comunale, assente al primo incontro. Al centro della discussione i nuovi progetti da sostenere.
C’è stato spazio anche per il consueto bilancio sulla passata edizione. Dal 1993 – anno della prima edizione della Festa – ogni primo fi ne settimana di Avvento le scuole sono le vere protagoniste della giornata solidale insieme alle parrocchie e alle numerose associazioni del territorio. Lungo l’elenco: Avis, Fidas, Gruppo Scout Cngei, Associazione Genitori Pigreco, Asso, Cooperativa il Margine, Pro Loco, Gruppo Alpini, Oratori, Gruppo Comunale di Protezione Civile, Sea, Società di Mutuo Soccorso Pescatori- Sant’Anna, Coop, Circolo Arci Solaris, Radio Club Piemonte, Mnemos, Bimbo Porto, Croce Verde, Corpo Filarmonico e ancora la Corale San Benedetto, il gruppo danze Pulcherandage e altri gruppi musicali. Grazie alle associazioni, al patrocinio del Comune e al contributo di oltre 400 bambini (ultima edizione) sono stati raccolti 12.980 euro devoluti a tre progetti di solidarietà.
Tra questi c’è la missione cattolica a Tchirozérine nella regione di Agadez in Niger di padre Nicolas Ayouba, che ha scritto a Pigreco questa lettera di ringraziamento: «J’ai bien reçu a la Banque somme de 5200 euros (ho appena ricevuto in banca i 5.200 euro). Merci grandement pour cette attention a notre égard (grazie infi - nite per questa attenzione nei nostri confronti). Cette somme a servi pour fi nir les transformations au niveau de notre dispensaire (questa somma è servita per terminare i lavori nel nostro ambulatorio). Ainsi nous avons fait ou refait un Hangar devant la salle de tri, la salle de garde et la salle d’observation (inoltre abbiamo fatto un Hangar davanti alla sala di triage, del medico di guardia e dell’osservazione). Nous avons aussi refait aussi le parterre devant ces trois salles (abbiamo anche rifatto il pavimento davanti a questi tre locali). Nous avons repris et modifi e une partie de l’installation électrique et installer deux clim split dans deux salles d’hospitalisation (abbiamo ripristinato e modifi cato una parte del sistema elettrico e installato due climatizzatori in due sale). Merci pour votre soutien a tous. Toute notre reconnaissance a votre Paroisse (Grazie a tutti per il vostro sostegno. Tutta la nostra riconoscenza alle vostre parrocchie). Votre frère du Niger (vostro fratello nigeriano) p. Nicolas Ayouba.
Gli altri progetti fi nanziati con l’ultima edizione della Festa della Solidarietà sono stati la scuola media Dante Alighieri dell’Aquila e l’istituto comprensivo Navelli sempre all’Aquila: ad entrambi sono andati 3.890 euro. Nell’edizione del 2008 i fondi raccolti erano stati destinati in parti uguali all’associazione sanmaurese «Lavoro Anch’io», nata nel 1996 dalla Giacomo 5, che accoglie e aiuta mamme in diffi coltà nella sua comunità alloggio; all’associazione «Libera » per le sue iniziative presso la Cascina Carla e Bruno Caccia a San Sebastiano Po; all’associazione «Impegnarsi Serve onlus» per la realizzazione di una sala operatoria presso il centro sanitario di Lumuma in Tanzania (Progetto Amici di Lumuma). Su quest’ultimo progetto, oltre alla documentazione uffi ciale dove s’illustra come sono state utilizzate le donazioni della festa di San Mauro, esiste anche una pubblicazione dell’associazione senza scopo di lucro chiamata «Asante Sana» in cui si ringraziano tra gli altri proprio i sanmauresi che hanno contribuito con 4.485 euro provenienti dalla giornata di festa e altri 150 euro dall’asilo Bimboporto.
Un aiuto importante se si tiene conto che nel capitolo «uscite » del 2009 sono stati spesi 4.500 euro per pagare le borse di studio, 5 mila per coprire lo stipendio medico.
Emanuele FRANZOSO

lunedì 10 maggio 2010

Il canale uccide ancora

Sono saliti a 74 gli uomini e le donne scomparsi per sempre nelle
acque del canale idroelettrico dell’Enel. Storie comuni, famiglie
spezzate e in lacrime che chiedono giustizia, ma nonostante l’interessamento
di molti cittadini e politici la sensazione è che il problema
della messa in sicurezza delle sponde da San Mauro a San
Raffaele non troverà soluzione. L’ultimo caso martedì 27 aprile: i
Vigili del Fuoco hanno recuperato il corpo senza vita del sanmaurese
Bruno Simonetti, 47 anni, scomparso il 16 aprile. Sabato 10 aprile era morto nel canale un uomo di Gassino. Due vittime in pochissimi giorni.
Un anno fa tutta San Mauro aveva pianto per la scomparsa di
Dario Ghidini, morto nel tentativo disperato di salvare il suo
cane scivolato in acqua. Era il 20 marzo 2009. Da quel giorno sono state raccolte oltre 5 mila fi rme per la messa in sicurezza delle sponde: basterebbe una rete
oppure dispositivi di salvataggio lungo il percorso. Molti politici si
sono impegnati per lo stesso motivo a livello locale, provinciale e
regionale, addirittura amministratori di Comuni non attraversati
dal canale.
In questi giorni viene discussa un’interrogazione in consiglio
provinciale. Giovedì 15 aprile i sindaci di San Mauro, Castiglione,
Gassino e San Raffaele si sono riuniti per defi nire una strategia
d’azione. Presente anche il primo cittadino di San Mauro
Giacomo Coggiola, tra i primi a far sentire la propria voce dopo il
tragico episodio dell’anno scorso, che commenta così l’iter in
corso per l’intervento: «Rinuncerei volentieri all’ampliamento della
pista ciclabile prevista lungo il Po per devolvere quei soldi alla sicurezza
del canale, purtroppo però i finanziamenti per quell’opera
sono stati bloccati dal Governo e attualmente non possiamo
intervenire – afferma il sindaco – Quello che mi lascia perplesso
inoltre è la titubanza di altri amministratori, ma per quanto
riguarda San Mauro assicuro a tutti che questo intervento resta
una priorità».
Tra le strade ancora da percorrere c’è quella di recarsi direttamente
alla sede centrale di Enel Green Power, proprietaria del canale, a
Roma, e concordare un intervento che per i sanmauresi resta in
cima alla lista delle cose da fare. A giugno ci sarà il secondo concerto
in memoria di Dario Ghidini e come l’anno scorso l’augurio è
sempre lo stesso: mai più morti nel canale.

Emanuele FRANZOSO

sabato 8 maggio 2010

Tempo di missioni e integrazione

La Festa diocesana della Missione si è tenuta anche quest’anno (domenica 18 aprile) presso il Centro Laura Vicuna di Rivalta. L’invito era esteso a missionari, sacerdoti fidei donum e missionari laici, gruppi parrocchiali, associazioni internazionali, ma anche ai ragazzi partecipanti al Concorso Missionario diocesano ed alle loro famiglie. Si è riflettuto sulle sfide della «Missione nel mondo» con testimonianze e preghiere, e con la premiazione del Concorso.
A San Mauro le attività missionarie animano tutto il corso dell’anno. La recente Quaresima
di Fraternità ha consentito di raccogliere 6.095 euro per la costruzione di una nuova chiesa in Camerun. Nei prossimi giorni è prevista una «cena etnica», sabato 15 maggio alle 20 nel salone parrocchiale di Sambuy. Obiettivo: assaggiare piatti tipici di tanti paesi del mondo e regioni d’Italia, preparati da amici provenienti da varie aree geografi che, e trascorrere una serata in allegria, con vivaci momenti di folklore. Si potranno conoscere meglio popolazioni che sentiamo distanti, ma soprattutto ricordare chi vive nella sofferenza: l’offerta libera della cena verrà devoluta alle popolazioni colpite dai terremoti di Haiti e del Cile. Le iscrizioni alla cena devono
pervenire entro l’8 maggio via mail (babbo11@libero.it), telefono (329.1176709, don Claudio) o
presso gli uffi ci parrocchiali negli orari di ricevimento.
Luisa PILONE

mercoledì 5 maggio 2010

Applaudito ritorno dei "Tre Scalin"


Il gruppo teatrale sanmaurese «I tre scalin», dopo una pausa di circa un anno per problemi di salute di un componente, ha ripreso in pieno la sua attività il 20 marzo scorso. Trainato dal capocomico Silvano Manero, il gruppo è tornato ad offrire momenti rilassanti al pubblico di San Mauro: in occasione del nuovo «debutto» presso il Teatro Sant’Anna i visi dei presenti in sala hanno potuto allargarsi in tanti bei sorrisi. È andato inscena lo spettacolo «Monsù Giget», lo stesso che avrebbe dovutoessere presentato l’anno scorso,quando il gruppo interruppe le attività. Si racconta di uno dei tanti don Giovanni di paese, sul quale la gente mormora, facendo soffrire la fi glia… Alla fine tutto si conclude bene, come nelle fiabe.
Il Teatro Sant’Anna ha fatto registrare il tutto esaurito, sia perché i sanmauresi volevano essere in tanti ad accogliere il ritorno in scena di Silvano Manero, sia per il desiderio di evadere per una sera dai problemi della vita quotidiana. Il pubblico è riconoscente all’impegno che la compagnia pone nella preparazione dei testi e nella recitazione. Davvero «I tre scalin» hanno raggiunto un buon livello: potrebbe senz’altro allargare gli orizzonti anche oltre San Mauro.
Racconta Manero: «La compagnia nacque con tutti i crismi ufficiali nel 2008, ma esiste come gruppo d’amici dal marzo1988. Del gruppo iniziale siamo rimasti solo in tre: Carla Lucca, Lucia Guino e il sottoscritto. Si può dire che Lucia sia cresciuta con la compagnia, poiché era molto giovane quando iniziammo. Io prima del 1988 avevo recitato al Carignano, Carla Lucca al teatro di Bertolla, ma gli alti componenti erano tutti autodidatti. L’idea di formare un gruppo teatrale venne don Benito Luparia: accogliemmol’idea e da allora continuiamo a lavorare, ma soprattutto a divertirci, perché siamo noi quelli che si divertono per primi studiando mosse e battute, personalizzando il testo».
Luisa Pilone

martedì 4 maggio 2010

In mille alla Sindone

Un migliaio di sanmauresi in pellegrinaggio a Torino per contemplare la Sindone.
Trecento di loro hanno impiegato due ore di cammino percorrendo nove chilometri di strada: da San Mauro, appunto, fi no alla Cattedrale. Il ritrovo alle 7 del mattino di sabato 24 aprile in piazzale Europa. Il tempo di organizzarsi e poi tutti in cammino. Altrettanti pellegrini, soprattutto anziani, hanno raggiunto in pullman l’inizio del percorso allestito presso i Giardini Reali di Torino. Un ulteriore gruppo di 324 fedeli sanmauresi aveva già visitato il Sacro Telo la settimana precedente, sabato 17 aprile, sempre in pullman.



«Il pellegrinaggio a piedi è stato un’occasione per fare comunità e condividere in maniera più forte questa esperienza – dicono i parrocchiani – Il percorso era un pò lungo, ma in gruppo il tempo passa in fretta e non ci si accorge dei chilometri da percorrere ». È stata un’esperienza positiva, insomma, per i fedeli dell’Unità pastorale 29 che riunisce le parrocchie di San Mauro: sempre più abituate a collaborare fra loro. Tra i pellegrini a piedi c’era una ventina di giovani animatori, provenienti dalle quattro parrocchie, che hanno deciso di concludere così un’esperienza di «settimana comunitaria » presso la Casa dell’Immacolata, aderendo all’invito dei parroci don Ilario Corazza e don Claudio Furnari.





Insieme a loro, hanno camminato componenti di tanti gruppi parrocchiali: da quello missionario, al gruppo famiglie, ai catechisti e molti altri. Al di là del pellegrinaggio della scorsa settimana, sono cinquanta i volontari che da San Mauro raggiungono il Duomo di Torino durante la settimana per collaborare all’accoglienza di centinaia di migliaia di fedeli provenienti da tutto il mondo. Hanno incarichi diversi: c’è chi guida i fedeli lungo il percorso, chi sta all’ingresso centrale del Duomo, chi accompagna i disabili fi n sotto l’altare per contemplare il Telo… Uscendo dal Duomo sulla sinistra, in piazza San Giovanni, si trova il Museo Diocesano.

Molti sanmauresi non sanno che all’interno della sala dedicata al culto mariano, in mezzo a sculture ed ex-voto, c’è una statua presa «in prestito» dalla canonica di Santa Maria di Pulcherada. Si tratta di una statua di marmo orientale raffi gurante la Madonna col Bambino. È detta Madonna delle Grazie o del melograno perché raffi gura Maria intenta a porgere il frutto, simbolo di fecondità, a Gesù bambino. L’opera è databile intorno al 1300. Sulla sua superfi cie sono ancora visibili i segni di ornamenti andati perduti, probabilmente inserti metallici e pietre preziose. Stando alle indicazioni presenti in un documento dell’archivio parrocchiale risalente al 1677 risulta che la statua, come riportato anche sul libro intitolato «Santa Maria di Pulcherada» realizzato alcuni anni fa dall’Avis di San Mauro, «fu ritrovata in campagna sotterrata, e si giudicò che fosse perduta nell’occasione della battaglia di Cerisoli e l’ebbe la principessa Maria di Savoia (fi glia di Carlo Emanuele I e sorella della principessa Caterina di Savoia, fondatrice delle Figlie di Maria di Oropa); questa principessa, devotissima alla Madonna, pose la statua nella sua cappella privata a Roma... Dopo la sua mor- te, la statua insieme ad altri oggetti, quadri e suppellettili della cappella, fu rimessa all’Abate Giovanni Aghemio per essere riportata a Torino ed essere collocata in qualche chiesa per la devozione dei fedeli». La prima collocazione della statua fu una cappella fatta costruire dall’Abate Petrino Aghemio nel 1665 sul lato sinistro della chiesa e vi ri- mase sino al 1850, anno in cui durante i lavori di restauro venne trasferita nella casa parrocchiale.
Nel 1924, per volontà di mons. Davide Corino fu di nuovo esposta nella cappella del Sacro Cuore per poi essere conservata in casa parrocchiale, al riparo da possibili furti. Da quest’anno è esposta sotto il Duomo dove fa bella mostra nell’allestimento del museo diretto da don Luigi Cervellin, che fu parroco della Pulcherada a San Mauro. In questi giorni migliaia di fedeli possono ammirare l’antica opera esposta a pochi passi dal percorso di visita alla Sindone.

Emanuele FRANZOSO

domenica 2 maggio 2010

Icona del risorto

«È stato il più bel giorno della mia vita»: questo il commento di un bambino che sabato 17 aprile ha visto la Sindone con altri 300 ragazzi di San Mauro. È un commento che sorprende se si considera che abbiamo fatto più di due ore di coda, che abbiamo preso un po’ di pioggia e che, soprattutto, tornavamo dalla visita a un «lenzuolo» nel quale fu avvolto un uomo morto.
Forse, in questo caso, gli occhi del bambino hanno saputo vedere quelle verità nascoste che noi adulti cerchiamo continuamente nella nostra vita. La Sindone pone molte domande e, per chi si accosta con atteggiamento di fede, offre risposte. Ancora oggi sono presenti domande «scientifiche» sul come e quando si sia formata tale immagine, domande che riguardano l’identità dell’uomo della Sindone, domande che riguardano il senso della sofferenza, ma anche della pace che viene dal Volto.
Le risposte a queste domande vengono dal Vangelo che ci parla di Gesù Cristo e del suo amore per gli uomini. Se ascoltiamo questa parola, la croce, che prese Gesù vivo e lo restituì morto, viene completata dalla Sindone che ha preso Gesù morto e ce lo ha restituito risorto. Tutto questo ci dona speranza per affrontare le nostre diffi coltà e le nostre croci. Forse non siamo noi a fissare i particolari della Sindone ma è Gesù che ci fissa nel profondo del cuore. In questo incontro nasce la misericordia e il perdono.
In questo incontro scopriamo il nostro bisogno di eternità capace di scavalcare tutti i limiti della nostra esperienza umana. Possiamo ammettere che questa icona ci scombussola, rendendoci un po’ più vulnerabili nelle nostre certezze. Non conosciamo tutto, non sappiamo tutto, non siamo in grado di badare completamente a noi stessi con le sole nostre forze e soprattutto non sappiamo amare al massimo, ma solo in parte, perché amare totalmente e sacrificarsi per la persona amata è da Dio.
Anche questo dobbiamo imparare, e la Sindone ce lo ricorda.
don Ilario e don Claudio