lunedì 12 marzo 2012

San Mauro in cammino dopo la visita pastorale


-Tre impegni prioritari: la formazione cristiana, l’unità nella Chiesa e la missione
La formazione cristiana, l’unità nella Chiesa, la missione. sono tre grandi priorità indicate nella recente Lettera pastorale dall’Arcivescovo mons. Cesare Nosiglia, che lo scorso mese di gennaio è tornato a parlarne a San Mauro durante la Visita alle parrocchie dell’unità pastorale 29. Pochi giorni dopo la conclusione della Visita, il 2 febbraio, ha scritto al clero e ai fedeli sanmauresi per ringraziarli delle giornate d’incontro e per orientare il cammino della Chiesa locale nei prossimi anni.
Gratitudine.
«Risuona forte nel mio cuore – scrive l’Arcivescovo – un senso di viva riconoscenza al Signore e a tutti voi per la Visita pastorale che ho compiuto nella vostra unità pastorale. I segni di speranza e di fede che ho visto emergere dai numerosi incontri liturgici, personali o di gruppo che ho avuto con le vostre comunità li porterò sempre con me come un tesoro prezioso, che mi ha arricchito di grazia e di comunione. Come potrei dimenticare la gioia e l’accoglienza ricevute dai malati e dagli anziani nelle loro case, dai bambini delle scuole (ringrazio molto il Dirigente scolastico e i docenti), dai fanciulli e ragazzi del catechismo, dai giovani e famiglie ma anche l’amicizia sperimentata negli incontri con tanti operatori, collaboratori e volontari, che offrono il loro prezioso servizio nelle parrocchie negli ambiti liturgico, catechistico, caritativo, ministeriale e nei consigli pastorali e per gli affari economici e nell’Équipe di Unità pastorale?».
«Momento commovente e ricco di fede e di speranza per tutti – prosegue mons. Nosiglia – è stata la benedizione del restauro del Cristo Pantocrator della parrocchia di Santa Maria di Pulcherada (...). Agli amministratori e al Consiglio comunale rivolgo il mio vivo ricordo per l’incontro avuto insieme, nel quale abbiamo avviato un utile e fecondo scambio di idee sui principali problemi ed esigenze della popolazione. Anche il confronto con i genitori e le famiglie, gli operatori economici e sociali e la visita a diverse strutture di accoglienza, la conoscenza e l’esperienza d’incontro con le comunità religiose, mi hanno confermato nella valutazione positiva e ricca di speranza per il futuro di ciò che si sta attuando nella vostra Unità pastorale e sul territorio».
Parrocchie insieme.
Da alcuni anni le quattro parrocchie di San Mauro stanno intensificando la collaborazione e i servizi comuni nell’ambito dell’Unità pastorale 29. Come osserva l’Arcivescovo sono parrocchie con « una storia ed una realtà anche sociale, oltre che religiosa, distinta da tradizioni ed esigenze proprie della popolazione che le abitano (...). Credo che l’identità debba essere conservata e tutelata nei suoi elementi fondamentali, vale a dire nelle sue specificità, ma nel contempo è necessario far crescere una comunione sempre più ampia verso le altre parrocchie. La via di unificare i servizi pastorali e la formazione è certamente valida, ma non è l’obiettivo finale, che resta la comunione sempre più piena e convinta delle quattro parrocchie attorno ad un unico progetto-Chiesa e dunque una visione di comunità sempre meglio amalgamata e convergente nel suo cammino unitario di popolo di Dio, che vive sul territorio. La scelta dei sacerdoti di vivere insieme è molto positiva ed incoraggia il cammino dell’Unità pastorale».
Formazione.
Fra le priorità da perseguire nei prossimi anni mons. Nosiglia indica la necessità di «promuovere e qualificare la formazione del diventare cristiani a partire da una nuova impostazione di tutta la pastorale parrocchiale strutturata sugli itinerari catecumenali rivolti ai piccoli e ai giovani, ma soprattutto agli adulti e genitori. Si tratta di itinerari differenziati, ricchi di contenuto di fede, di preghiera e di esperienza comunitaria, impostati sulla Parola di Dio, che va costantemente messa al centro della formazione attraverso la lectio biblica, la catechesi nei gruppi, l’evangelizzazione delle famiglie in particolare. La dimensione vocazionale sia posta in forte risalto e promossa come base portante e obiettivo privilegiato di tutta l’azione educativa e formativa. Solo un cristiano formato alla scuola della Parola potrà farsi ministro e servo del Signore e dei fratelli e potrà testimoniare coraggiosamente il Vangelo nel suo ambiente di vita e di lavoro».
L’Arcivescovo chiede di porre particolare cura nella pastorale dei battesimi (e dei post-battesimi: «Occorre non perdere i contatti con le famiglie giovani attraverso semplici, ma significativi segni ed iniziative di dialogo e incontro»). Esorta a sviluppare la catechesi attorno agli itinerari indicati dai Vescovi italiani («superando metodi privati e carenti sul piano dei contenuti della fede»). Chiede di coordinare la catechesi con le famiglie, «cardine fondamentale della pastorale in una parrocchia», da accompagnare in ogni fase della vita: le coppie che si formano e si sposano, i figli che nascono, crescono. A San Mauro, sul piano della formazione e della pastorale famigliare, mons. Nosiglia ha rilevato con interesse «il servizio offerto dalle scuole materne paritarie (da mantenere e qualificare sempre meglio con l’apporto anche di risorse da parte di tutte le quattro parrocchie e del Comune, come già avviene); l’impegno prezioso all’accoglienza e alla carità capillare del Centro Caritas, dei Gruppi dell’opera di San Vincenzo de’ Paoli e delle altre associazioni o realtà impegnate nell’aiuto ai poveri di cui è particolarmente ricca la vostra Unità pastorale e città».
Unità pastorale.
L’unità della Chiesa «si fonda sull’amore vicendevole, che trova il suo momento concreto e forte nella celebrazione del Giorno del Signore. È a partire dall’Eucaristia che è possibile consolidare il cammino dell’unità nelle singole parrocchie e tra loro». L’Arcivescovo ha notato con gioia che a San Mauro «le celebrazioni domenicali sono curate bene e ricche di partecipazione attiva e coinvolgente da parte della gente e di tanti ministri (cori, ministranti, lettori)». La cura della liturgia e la partecipazione delle nuove generazioni alle Messa domenicale sono esigenze centrali per la vita della comunità cristiana, insieme alla celebrazione del sacramento della Riconciliazione. Dall’Eucaristia nascono i diversi ministeri nella Chiesa: quello dei sacerdoti, del diacono, dei religiosi, dei numerosi laici.
Missione.
«La prima via missionaria – scrive mons. Nosiglia – è senza dubbio la carità, nei confronti della quale ho constatato con gioia il vostro forte e capillare impegno sul territorio e verso le missioni nel mondo(...). Continuate così, affrontando insieme le sempre nuove sfide che si presentano in riferimento ai poveri, agli immigrati, alle nuove forme di emarginazione presenti sul territorio e ai nostri missionari nel mondo». I giovani. Le lettera dell’Arcivescovo si chiude con un invito agli «adolescenti e giovani che ho visto attenti ed interessati all’impegno educativo dell’oratorio e delle varie iniziative formative e di aggregazione. Puntate molto sulla formazione, (...), siate giovani di speranza nelle vostre famiglie e comunità, impegnandovi sia nel servizio generoso verso gli altri, sia nella testimonianza della fede e dell’amore. Avete tante forze e risorse positive nel cuore: tiratele fuori con gioia e mettetele a disposizione del progetto di Unità pastorale che si sta promuovendo. La Chiesa, che vive a San Mauro, ha bisogno del vostro entusiasmo, della vostra partecipazione al suo cammino di unità, del vostro impegno verso i coetanei che vivono fuori di essa. E voi avete bisogno della vostra Comunità in cui potete incontrare Cristo e vivere in amicizia tra voi l’avventura più stupenda della vita, quella della fede nel Signore, che riempie il cuore di gioia vera e duratura».

Costruire meno


-Sospese le vecchie «varianti» al Piano Regolatore, progetti sotto la lente della Regione Piemonte
Entro fine marzo – dopo alcuni mesi di cassa integrazione nell’impresa edile rosso – riprenderà la costruzione di tre nuovi condomini da 60 appartamenti in via Torino 38, area del Castelletto sul Po. È una buona notizia sul fronte dell’occupazione, ma anche un’occasione per ragionare sui piani edilizi a San Mauro Torinese. Da tempo con il sindaco Ugo Dallolio sono state sospese alcune discusse varianti al Piano Regolatore. Nelle prossime settimane si potrà tirare le fila delle consultazioni effettuate nei mesi invernali attraverso appositi «focus group». I piani urbanistici del comune di san mauro sono anche al vaglio di due commissioni in Consiglio regionale. Il futuro di San Mauro – nuove case, trasformazioni urbanistiche – si deciderà entro il prossimo mese di giugno anche attraverso «focus group», inchieste e indagini. Alcune discusse varianti al Piano regolatore sono state provvisoriamente congelate sotto il nuovo sindaco Ugo Dallolio, mentre i piani di trasformazione urbanistica, soprattutto in collina, sono finiti sotto la lente d’ingrandimento della Regione Piemonte.
Due commissioni.
Il 12 dicembre 2011 il Consiglio regionale ha istituito due Commissioni speciali: una d’inchiesta sull’urbanistica e una d’indagine sugli appalti relativi a dieci comuni scelti a campione, fra i quali rientra San Mauro. La prima commissione è presieduta da Andrea Buquicchio (Idv), il promotore, e ha come vicepresidenti Daniele Cantore (Pdl) e Gianna Pentenero (Pd). La seconda è guidata da Alberto Goffi (Udc), vicepresidenti Stefano Lepri (Pd) e Roberto De Magistris (Lega Nord). I lavori delle commissioni dureranno sei mesi, salvo proroghe, e passeranno al setaccio gli atti dell’urbanistica e gli appalti dal 1° gennaio 2008 a oggi relativi ai Comuni di Moncalieri, Nichelino, Chivasso, Rivarolo Canavese, Orbassano, Cuorgnè, Leinì, Ivrea, Ciriè e San Mauro.
Per conoscere i risultati di tutto l’iter si dovrà attendere l’estate. La Commissione è stata convocata per riferirne il 12 giugno 2012.
Focus group.
Per discutere sul futuro di San Mauro sono stati avviati il 31 ottobre 2011 appositi «focus group». Sono momenti di confronto tecnico sulle strategie urbanistiche tracciate dal Documento di programmazione urbanistica (Dpu), dal Protocollo d’intesa sul quadrante Nord-Est e dal Patto dei sindaci. Il primo dei tre incontri già svoltisi risale a novembre. Vengono riuniti rappresentanti di tutte le forze politiche di minoranza (Pdl, Udc, Lista Civica e Movimento 5 Stelle), il Comitato cittadino «No Variante 11», le quattro associazioni di commercianti della città (Fuori Centro, Sant’Anna-Pescatori Le due Burgà, San Mauro Oltre Po e San Mauro Centro), due associazioni degli agricoltori (Unione agricoltori Provincia di Torino e Confederazione italiana agricoltori), il Consorzio Pescarito e quindi la Commissione Edilizia e quella per il paesaggio del Comune. I lavori del focus group termineranno a fine marzo. «L’obiettivo – spiega il sindaco Dallolio – è ragionare sul nostro futuro in una prospettiva nuova, diversa, che non si limiti alla costruzione di case». Seguirà poi una comunicazione pubblica dei risultati, in attesa della quale il primo cittadino fa il punto sugli attuali scenari dello sviluppo urbanistico a San Mauro.
«Per prima cosa – spiega Dallolio – va detto che i piani di trasformazione di via Asti e via Musinet sono momentaneamente congelati. L’unico capitolo attualmente in via di sviluppo riguarda via Valle Quiete dove stiamo valutando una soluzione concordata fra Comune e Comitato dei residenti. Per il resto alienazioni non ce ne sono e non soltanto per volontà politica ma perché è richiesto dalla Corte dei Conti».
«Partendo dal dato dei 19.300 abitanti attuali, San Mauro, sostanzialmente, può crescere ancora un po’ ma congruentemente con la sua conformazione morfologica. Non dimentichiamo che si tratta di una città divisa dal fiume, con tutte le conseguenze del caso nei trasporti e nelle comunicazioni; di questo aspetto si deve tenere conto».
Priorità, quindi, alla riqualificazione delle abitazioni e degli edifici esistenti – come il progetto della Posta nell’area ex Desalles&Borzino – nella tutela delle aree ancora non edificate. Su questo tema, nelle ultime settimane, molte famiglie del Comitato No Varianti hanno ribadito la loro preoccupazione per le recenti frane collinari.
Per lo sviluppo.
«Tra le priorità c’è sempre la valorizzazione del complesso monumentale di Pulcherada e di tutte le altre occasioni di promozione turistica – conclude il sindaco, nell’anno del centenario del ponte Vecchio di San Mauro – A Pescarito, ad esempio, valorizzeremo l’edificio della Burgo progettato dall’architetto Oscar Niemeyer, azienda con la quale abbiamo inoltre avviato un dialogo finalizzato a salvaguardare le richieste dei lavoratori come è stato fatto con la Icap Sira dove abbiamo salvato una ventina di posti di lavoro. Valorizzare Pescarito faciliterà nel tempo la volontà di portare servizi: nuove attività industriali, poli di ricerca, snodi veicolari e anche la metropolitana».
«Infine prosegue la collaborazione tra i comuni del quadrante Nord Est. Dal 15 marzo il servizio dei vigili urbani avrà un’unica gestione amministrativa; i vigili rimangono regolarmente sul nostro territorio, con vantaggi nuovi sul piano della sinergia: in casi di manifestazioni importanti o di emergenza, ad esempio, potranno collaborare molte più unità (dal 15 marzo il comando di Polizia Locale Unione Nord Est Torino risponderà 24 ore su 24 ad un unico numero telefonico: 011.8165000, informazioni su: unionenet.it ndr) e arriveremo ad una copertura notturna globale grazie ad una ripartizione di zone e orari concordata con i sindacati».
Emanuele FRANZOSO

Il futuro dei giovani, l'etica del lavoro

Mi sembra utile riproporre alcune riflessioni fatte a San Mauro dal nostro Arcivescovo sui problemi dell’economia rispondendo a giovani, imprenditori e commercianti nel corso della sua recente Visita pastorale, che ha toccato i temi caldi del lavoro e del rispetto della persona.
Il mondo cattolico ha da sempre considerato fondamentale il lavoro, tanto che don Bosco per recuperare i giovani e dare loro una prospettiva di vita cominciava con il cercare un lavoro; e lo fece anche con una tale competenza che proprio a lui si deve la definizione del primo contratto di apprendistato. È normale perciò che le parrocchie si aprano alle tematiche del mondo del lavoro, anche perché la crisi sarà lunga e davanti abbiamo un anno pesante. Immediato il collegamento tra lavoro e dignità della persona. L’enciclica di Benedetto XVI «Caritas in veritate» fa da sfondo alle riflessioni dell’Arcivescovo. Ricordiamo che già nel suo esordio l’enciclica dice che «La carità (amore, grazia) è la via maestra della dottrina sociale della Chiesa. Ogni responsabilità e impegno delineati da tale dottrina sono attinti alla carità che, secondo l’insegnamento di Gesù, è la sintesi di tutta la Legge... è il principio non solo delle micro-relazioni: rapporti amicali, familiari, di piccolo gruppo, ma anche delle macro-relazioni: rapporti sociali, economici, politici». In questo quadro si collocano le riflessioni in ordine alla salvaguardia dei posti di lavoro e del profitto, che è positivo se crea ricchezza per tutti, senza mai andare a scapito della persona del lavoratore, della solidarietà intesa in senso ampio e della giustizia. A queste condizioni dal profitto si ha un vantaggio sociale. Ma se il profitto è l’unico riferimento, il lavoratore è valutato solo per quello che produce. Al centro non c’è più la persona, l’ambiente in cui si colloca l’attività produttiva, la città, e l’impresa sfugge alle sue responsabilità sociali.
Per superare questo momento difficile occorre cooperazione tra datori di lavoro e lavoratori, superando tradizionali contrapposizioni. Si può pensare a contratti di solidarietà, lavorare meno per lavorare tutti; questa è una scelta solidale. È stato fatto uno sforzo importante per salvare le banche ed evitare il collasso dell’economia, ma ora le banche devono finanziare l’economia.
La crisi che stiamo vivendo nasce dalla finanza. È partita dall’America, dove l’idea che i soldi si facciano «con i soldi» è stata per decenni una linea guida. Non è una linea compatibile con il pensiero dei cattolici e sacrifica i lavoratori: i soldi si devono fare «con il lavoro», non con i soldi. La radice della crisi è etica e spirituale. La «Caritas in veritate» ricorda che «senza verità, senza fiducia e amore per il vero, non c’è coscienza e responsabilità sociale, e l’agire sociale cade in balia di privati interessi e di logiche di potere, con effetti disgregatori sulla società, tanto più in una società in via di globalizzazione, in momenti difficili come quelli attuali». L’etica non può mai mancare, il mercato non è un valore assoluto.
Bisogna ritornare a mettere al centro l’uomo, la famiglia e l’ambiente. Ma anche la sobrietà. Avere il senso del sacrificio è positivo. Rispondendo ai giovani che gli hanno presentato la precarietà del loro futuro l’Arcivescovo ha risposto che nella provvisorietà la dignità della persona viene sottostimata e coartata.
Mettere al centro la persona: non è un principio astratto, ma un programma decisivo. Si deve favorire l’intraprendenza giovanile per aiutare a cogliere le opportunità. Il micro credito è importante per l’imprenditoria giovanile. Bisogna attivare centri che aiutino i giovani nella ricerca, per sostenerli e orientarli. Bisogna fare rete. Il precariato è instabilità.Il mondo cattolico non si sottrae a questi problemi e nella diocesi di Torino pone a disposizione strumenti come la Fondazione Operti, ricercata anche dagli enti pubblici per realizzare il welfare: restituisce dignità e autonomia attraverso interventi di micro credito, ricerca di contratti di lavoro... Non sussidi, ma lavoro.
diacono Roberto PORRATI

Noi alla marcia della pace


L’appuntamento diocesano che tradizionalmente conclude il cammino del «mese della Pace» dell’azione Cattolica è una marcia della Pace: quest’anno si è tenuta domenica 5 febbraio nel quartiere torinese Barriera di Milano. Abbiamo chiesto un resoconto alla sanmaurese Elisa Bordin (20 anni), che vi ha preso parte.
«La marcia – spiega Elisa – era organizzata dall’azione Cattolica in collaborazione con altre associazioni quali Gioc, Acli, Cisv, Cvx, Libera, Meic, Focolari, Agesci. Fra le iniziative che l’hanno preceduta spicca un appuntamento particolarmente significativo, tenutosi il 3 febbraio: una conferenza su Giustizia e Lavoro, Giustizia e Disuguaglianza, Giustizia e Consumi e risorse, cui ha partecipato Giancarlo Caselli. La marcia si è svolta domenica 5 a Barriera di Milano, base operativa e punto di partenza la parrocchia di Maria Speranza Nostra. Nel pomeriggio siamo giunti fino in piazza Crispi».
Quante persone hanno partecipato? Come si è svolta la giornata?
Circa 300 persone, fra cui tantissimi bambini. Nel corso della mattinata si sono tenuti momenti di gioco, bans, animazione. Alle ore 12.30 la messa alla «SXA» con don Marco Ghiazza che ha tenuto un’omelia sui temi della pace. Dopo la messa il pranzo e la marcia pomeridiana. La giornata si è conclusa alle 16.30 in piazza Crispi con testimonianze sui vari temi, momenti di ballo, bans e infine la merenda.
Qual era il tuo ruolo? Come hanno partecipato i sanmauresi?
Ogni anno la marcia segna il culmine di un mese dedicato nelle parrocchie a riflettere sui temi della giustizia e della pace. Il Mese della Pace, appunto. A San Mauro si è parlato di pace e giustizia nei vari incontri del catechismo e dei gruppi con i ragazzi interessati (nello specifico i ragazzi delle medie). Nel giorno della marcia io ho svolto il ruolo di «Portapace»: aiutavo nei giochi a stand del mattino, assistevo i piccoli nel pranzo, animavo la marcia con giochi, cori e balli.
Matteo DE DONA

San Mauro scopre e torna ad apprezzare il proprio patrimonio culturale











-Un anno fa il ritrovamento dell’affresco di Pulcherada
Non tutti sanno che nel 1850 San Mauro fu scelta dal re Vittorio Emanuele II per una grande esercitazione militare. Il sovrano sorvegliava le operazioni dalla torre del Castello di Sambuy storico monumento insieme al millenario complesso di Pulcherada. Dopo il ritrovamento, nell’abside di Santa Maria di Pulcherada, dell’affresco di Cristo Pantocrator, attribuito al XII secolo, si è recentemente aperto a San Mauro un interessante dibattito sulla valorizzazione del territorio non solo dal punto di vista paesaggistico, ma anche architettonico e culturale. In tale ambito è importante prendere in considerazione il castello di Sambuy, abitato dai conti Balbo Bertone da più di 500 anni. È considerato una fra le dimore di maggior interesse storico artistico nell’area torinese. Della sua lunga storia vogliamo trasmettere ai lettori i momenti più salienti.
Il territorio al confine con Castiglione, originariamente appartenuto all’abbazia di San Mauro, fu anticamente conteso dai marchesi del Monferrato e dai Savoia del ramo degli Acaya. Intorno all’anno Mille era sotto la giurisdizione del marchese del Monferrato ma successivamente, in seguito alla politica espansionistica degli Acaya, i confini si spostarono presso Castiglione, nella zona ancor oggi detta «Pedaggio».
Il feudo venne ad assumere una notevole importanza strategica. Per le continue guerre tra i marchesi del Monferrato e i Savoia fu conteso fino al 1430, data molto importante nella storia del feudo. Verso il 1300 il nobile Nicolino da Rivalta divenne primo feudatario di Sambuy, avendolo ricevuto dall’abbazia di San Mauro con piena giurisdizione. Con atto ufficiale del 4 ottobre 1430 Balbo Bertone acquisì il feudo che i suoi eredi hanno mantenuto fino ai nostri giorni. Una copia autenticata di tale atto, conservata presso l’Archivio di Stato di Torino, fu redatta nel 1772 ed il parroco di San Mauro, monsignor Davide Corino, al quale è anche stata intitolata una via in San Mauro centro, ne fece una traduzione dal latino. Sempre nel 1772 la signoria di Sambuy fu eretta a contea dal re di Sardegna Carlo Emanuele III e da allora i membri della nobile famiglia assunsero il titolo di «Conti di Sambuy». L’ultima investitura data dall’abate risale al 1782, dopo di che nel 1803 l’abbazia fu soppressa, così come i diritti feudali: i proprietari dei terreni o case da quel momento non dovettero più pagare annualmente il conte feudatario, che conservò il diritto di pesca sul Po (allora si poteva pescare), i pascoli sul gerbido e la presa d’acqua per il mulino già esistente. Dall’infeudazione avvenuta nel 1430 fino alla rivoluzione francese, coloro che lavoravano in queste terre non pagarono tributi all’abbazia: possiamo affermare che il territorio su cui oggi si estende la frazione di Sambuy ebbe una sua storia autonoma rispetto alle altre zone di San Mauro. Venendo ad epoche storiche più recenti ed immaginandoci turisti di questi luoghi vediamo nell’Ottocento un castello fiancheggiato dalle abitazioni che formavano l’antico borgo. Dopo il 1820 il conte Camillo Balbo Bertone acquistò progressivamente tutte le case formanti il borgo. Una gran parte di esse furono abbattute al fine di realizzare l’attuale parco, la scuderia e l’orangerie. Le abitazioni vennero trasferite lungo la strada nazionale. Il conte Camillo fece restaurare la cappella, risalente probabilmente al XIV secolo e dedicata all’Immacolata Concezione, inoltre fece costruire il muro di cinta lungo la strada nazionale, la cancellata in ferro, fece coprire il cortile interno al castello, che divenne una sala da biliardo, e fece edificare un nuovo porticato. L’architetto Pelagio Pelagi, una delle figure più significative del 1800, progettò e realizzò la limonaia, il cancello grande, la fascia esterna della cascina, decidendo di lasciare dal borgo la piccola torre e decorandola con elementi neoclassici Un avvenimento molto importante, da ricordare, risale all’ottobre del 1850, quando i terreni che circondavano il castello furono scelti dal re Vittorio Emanuele II per la simulazione di una manovra di guerra. Il Re rimase ad osservare le manovre militari dalla torre e fu in quella occasione che venne caldeggiata la nomina di Camillo Benso conte di Cavour. Altra figura ottocentesca di notevole rilevanza storica è il conte Ernesto Balbo Bertone, soprintendente ai lavori pubblici di Torino, poi assessore ai lavori pubblici, in seguito sindaco di Torino e nel 1883 senatore del Regno. Progettò il parco del Valentino, i giardini Margherita di Bologna, ed è a lui che si deve la struttura attualmente visibile del parco di Sambuy, Oggi possiamo ammirare imponenti platani, maestosi tigli, scultorei faggi, rose antiche e rarità botaniche come per esempio il Pinus pungeana, proveniente dal giardino imperiale di Pechino. La famiglia Balbo Bertone merita un plauso per la cura nel mantenere il parco secondo la struttura originaria, e per la cura degli esemplari esistenti. Si osservano nel parco numerose scritte risalenti a periodi storici differenti. Una di queste, in lingua francese, afferma: «Pianta un albero e se non conoscerai chi potrà godere della sua ombra, pensa che i tuoi antenati l’hanno piantato per te senza conoscerti».
Luisa PILONE

Il dottorato? Forse a New York


NEW YORK – È difficile descrivere la sensazione che si prova vivendo un’esperienza lunga trenta ore scarse, attesa per tanto tempo. Mesi di stress causato da una burocrazia tanto rigida da apparire ridicola, esami di inglese, lettere di raccomandazione, certificati e ancora certificati, una storia infinita che si riduce a due momenti fondamentali: il primo, quando a poche ore da Capodanno sei al cinema a vedere Sherlock Holmes 2, e durante la pausa tra il primo e il secondo tempo ricevi l’e-mail che ti invita a sostenere un’interview, presso il Sackler Institute del New York University Medical Center, dove hai mandato la domanda per svolgere il dottorato solo un paio di settimane prima. Il secondo, due mesi dopo, è il momento in cui ci siamo, è ora di partire. Un viaggio intercontinentale quasi completamente sponsorizzato da una delle principali università newyorkesi, inclusa la permanenza presso un hotel a quattro stelle su Madison Avenue.
A New York ogni potenziale futuro studente riceve una cartellina zeppa di documentazione, compresa una dettagliata descrizione – o meglio, schedule – di quello che lo attende nel prossimo giorno e mezzo. Si inizia con un paio di seminari volti a dare l’idea di quanto interdisciplinare sia il lavoro svolto presso il Medical Center. A cena, la fame nervosa ti porta a divorare con una foga da record un’insalata che non hai
neanche bene idea cosa contenga, mentre ti accorgi, con un certo sgomento, di essere forse l’unica persona non di madrelingua inglese. Per distrarci dall’ansia per ciò che ci aspetta, la serata è all’insegna di un tipo di cultura un po’ meno scientifica: la prima di «Jesus Christ Superstar» a Broadway, con tanto di coda chilometrica ad aspettarvi all’entrata del Neil Simon Theatre.
Il Grande Giorno inizia con un meeting con il Preside, che consegna ad ognuno una pallina antistress per affrontare al meglio le interviste imminenti. Mettendo da parte i problemi logistici per trovare, in mezzo a quel marasma, le varie aule, non è poi così male. Dal professore più pignolo, interessato a vita, morte e miracoli della tua ricerca, a quello che vuole solo parlarti di ciò che si fa nel suo laboratorio. Dopo l’ultima tra le quattro piccole grandi imprese, c’è un sospiro di sollievo tanto profondo da scavare un altro Grand Canyon. Seguono i saluti finali, un happy hour con prof e studenti, il giro dei residence e la cena a base di sushi e karaoke, durante i quali sei talmente stanco che ti sembra di essere in piedi da almeno tre giorni.
L’esito, tra una decina di giorni. Le impressioni, troppe per poterle raccogliere in un’unica parola. La certezza è che in ogni caso, qualunque sarà la conclusione di questa storia, è stata un’Esperienza di quelle con la E maiuscola.

Cristina Parola

Rugby San Mauro, 350 tesserati

Da qualche anno sta vivendo un periodo di grande interesse uno sport affascinante e spettacolare, definito dalle tv «il più nobile del mondo»: il rugby. Nonostante i non brillantissimi risultati della Nazionale, sono molte le persone che si sono avvicinate a questo sport: anche se gli ultimi dati Istat mostrano che a fronte di un piccolo aumento delle società rugbystiche in Italia c’è stato negli ultimi anni un lieve calo degli atleti tesserati, sono aumentati in maniera evidente gli spettatori che seguono le partite, tant’è che dal 2012 le partite interne del Torneo 6 Nazioni saranno giocate allo stadio Olimpico di Roma, assai più capiente del Flaminio che ha ospitato la competizione dal 2000.
Non è però necessario spostarsi fin nella capitale per lasciarsi incuriosire dalla palla ovale. Forse non tutti sanno che a San Mauro esiste ed opera una società rugbystica fra le più importanti del Piemonte: il Rugby San Mauro. A livello agonistico la prima squadra milita in serie C1, ed è dunque la sesta squadra della regione dopo Biella, Cus Torino, Biella, VII Rugby, Alessandria e Asti. Può contare su circa 350 affiliati fra giocatori, tecnici, dirigenti e scuole.
La società è molto cresciuta dal settembre 1985 quando un gruppo di appassionati fondò il club: da allora il sodalizio gialloblu ha vissuto in riva al Po momenti altalenanti, ma può contare adesso su un numero di squadre nutrito che comprende due seniores (San Mauro in C1 e San Mò in C3), squadre giovanili di Under 20, under 16 e under 14, oltre ad un folto settore propaganda di Under 8, under 10 e under 12. Anche se in apparenza il rugby sembra una pratica più pericolosa di altre, è adatto ad ogni età (finché il fisico regge...), ad ogni corporatura e ad ogni carattere, se adeguatamente allenati. L’attività di propaganda è rivolta a trasmettere anche ai bambini la passione per questo sport, passione che si rivolge anche al territorio cittadino con una partecipazione continuativa al tavolo della solidarietà. I resoconti delle attività e i calendari delle iniziative sono consultabili sul sito www.rugbysanmauro. it dove si possono trovare anche le date delle partite.
Essendoci così tante squadre è facile, passando dal parco Einaudi durante i prossimi weekend primaverili, assistere a qualche match. Il pubblico sanmaurese segue sempre con grande affetto i propri beniamini, assiepandosi in maniera calorosa ai bordi del campo «Tonino D’Altorio», intitolato a uno dei fondatori e storico presidente. Anche nel caso siate totalmente digiuni di rugby avrete sicuramente la possibilità di divertirvi e di avere qualcuno che vi possa spiegare le regole e le azioni, magari davanti ad una birra nel terzo tempo dopo la partita.
Matteo DE DONÀ

Cantiere Green River, riprendono i lavori

Entro fine marzo ripartirà il cantiere «Green river» nell’area del Castelletto sul Po, via Torino 38, zona Sant’Anna. Devono essere ultimati tre edifici per un totale di 60 appartamenti (da 65 a 165 mq) che si affacciano sul fiume. I lavori furono interrotti nel mese di novembre 2011, periodo nel quale l’Impresa Rosso, impegnata nella costruzione del complesso edilizio, iniziò l’aggiornamento del piano industriale. Dopo 12 settimane di cassa integrazione ordinaria per una quarantina di dipendenti – avviata nel corso del 2011 – a inizio 2012 si è passati alla cassa integrazione straordinaria. Un provvedimento che ha coinvolto, a rotazione, un massimo di 90 dipendenti contemporaneamente, su tutto il territorio nazionale. La storica azienda torinese fondata 65 anni fa – protagonista di grandi opere come il Villaggio Olimpico di Torino 2006, lo stadio della Juventus e il complesso settimese della Pirelli – impiega 180 dipendenti nelle tre sedi di Roma, Torino e Firenze. Anche a San Mauro le immediate conseguenze del periodo caratterizzato da ritardi nei pagamenti, difficoltà di accesso al credito e stagnazione del mercato immobiliare si sono fatte sentire per alcune settimane. I vertici aziendali hanno recentemente rassicurato sulla ripresa dei lavori che potrebbero essere ultimati entro il mese di aprile 2013, posticipando quindi di 4 mesi la consegna. Ulteriori garanzie riguardano il mantenimento dei livelli occupazionali.
E.F.

Nelle aziende di Pescarito

In vari momenti della Visita pastorale sono stati affrontati i temi del lavoro. L’Arcivescovo ha dedicato una giornata al mondo produttivo di San Mauro: in mattinata ha visitato le aziende del Pescarito (Ferrino e Lamit), in serata ha incontrato giovani, imprenditori e commercianti. «il profitto non è un aspetto secondario e dev’essere ricercato – ha detto – ma al centro ci dev’essere sempre la dignità umana». Si è parlato della crisi lavoro anche durante l’incontro con il Consiglio comunale.
(e.f.)

Quaresima e Pasqua, tutte le celebrazioni

Appuntamenti per tutta San Mauro
• Tutti i venerdì alle 7 Lodi a san Benedetto, alle 18.30 Vespri a san Rocco. • Cena del digiuno venerdì 30 marzo alle 19.30 e celebrazione penitenziale alle 21 a san Benedetto. • Via Crucis venerdì 6 aprile alle 21 sul territorio del Sacro Cuore di Gesù.
S. Cuore Gesù
Venerdì 30 marzo alle 17 Via Crucis per i bambini. Giovedì 5 aprile alle 21 Cena Domini seguita
da adorazione fino alle 24. Venerdì 6 alle 18 Celebrazione della Parola. Domenica di Pasqua 8 aprile messe secondo l’orario festivo. Lunedì dell’Angelo 9 aprile alle 8.30 messa.
S. Benedetto
Giovedì 5 aprile alle 18.30 Cena Domini e benedizione dei bambini della Prima Comunione, seguita da adorazione fino alle 24. Venerdì 6 alle 7 Lodi, alle 15 Via Crucis per i bambini, alle 18 Celebrazione della Parola.
sabato 7 alle 21 Veglia Pasquale. Domenica di Pasqua 8 aprile Messe secondo l’orario festivo. Lunedì dell’Angelo 9 aprile alle 10 messa.
S. Anna
Tutte le domeniche dalle 9.45 alle 11.15 adorazione eucaristica. Lunedì 2 aprile alle 17 Via Crucis per i bambini. Giovedì
5 alle 21 Cena Domini, seguita da adorazione fino alle 24. Venerdì 6 alle 18 Celebrazione della Parola. Domenica di Pasqua 8 aprile messe secondo l’orario festivo. Lunedì dell’Angelo 9 aprile alle 8.30 messa.
S. Maria Pulcherada
Tutti i venerdì alle 17.15 Via Crucis a San Rocco. Giovedì 5 aprile alle 18.30 Cena Domini, seguita da adorazione fino alle 24. Venerdì 6 alle 9 Lodi, alle 15 Via Crucis per i bambini, alle 18 Celebrazione
della Parola. Sabato 7 alle 9 Lodi, alle 21 Veglia Pasquale. Domenica di Pasqua 8 aprile Messe secondo l’orario festivo. Lunedì dell’Angelo 9 aprile