Nessun genitore, d’altra parte, desidererebbe oggi essere obbedito per timore. Si attende di essere obbedito per amore. L’«obbedienza per amore» è uno strano paradosso, se applicato allefaccende umane: non per nulla, la frase per lo più è riferita al rapportodel credente con «le cosedi Dio». Oggi, comunque, nonprevale l’obbedienza per amorequanto piuttosto la fi ne dell’obbedienza. L’affetto genitoriale, così come oggi è vissuto, non sembraessere in grado di convincere circa l’obbedienza. I figli, bambini o adolescenti, non possono essere considerati personegià autonome. In realtà, finché rimangono in casa, non sono né indipendenti né pienamente autonomi.L’educazione è indispensabile per la loro maturazione personale,per sostenere il processodella costruzione della loro fragile identità.
Oggi, poi, si aggiunge una condizione nuova, diversa dal passato: lasocietà delle libertà, la possibilità di fare tante cose e di sognare unavita piena di opportunità, comportauno stress e produce una fatica del vivere sconosciuta alle generazioni precedenti. Le nuove generazioni appaiono, così, spesso,svogliate, demotivate, particolarmente restie all’obbedienza. Per attuare in pratica ciò che pure, in astratto, si considera buono egiusto non basta saperlo, ci vuole anche la «buona volontà». Nonsono, quindi, sufficienti le raccomandazioni,i consigli, le spiegazioni.Neppure il dialogo puòessere suffi ciente.
Eppure la base umana della libertà è proprio la capacità di volere.Questa non può essere «appresa»né, meno ancora, data per scontata.Essa è in parte il frutto di autodeterminazionee, in parte, è ilrisultato del riconoscimento cheviene dei legami umani riusciti:una buona vita familiare, esperienzecostruttive a scuola, (in parrocchia)e con gli amici, stili di vitaadeguati. Qui si pone il contributoessenziale della vita familiare e deirapporti umani determinanti. Lepersone sono quelle che sono grazieal valore delle persone incontrate:i genitori che hanno e hannoavuto, gli amici, i testimoni…Nelle relazioni vitali familiari,soprattutto, sono poste le basi di ogni ulteriore conquista; si crea ilterreno in cui la volontà immerge le sue radici, si fondano le misteriosecondizioni della volontàlibera. Per questo si educa anche e soprattutto amando e non soloinsegnando e, per questo, l’amore non può solo essere affetto (codice materno) è anche regole di vita (codice paterno). L’essere madri ed essere padri non sono più, oggi, ruoli rigidamentelegati al genere, ma spazi educativiche presuppongono un’intesa familiare da costruire e sosteneresenza sosta. Un buon rapportofamigliare, capace di comporre in armonia l’uguaglianza delle personee la diversità dei ruoli, diventail più impegnativo investimento di creatività, d’intelligenza e disensibilità degli adulti di oggi.Le Scuole dei genitori sono laboratoriin cui nascono e si sperimentanonuovi modelli di genitorialità,nuove reciprocità tra isessi e le generazioni. In rispostaalla società degli «individui», senzalegami e senza appartenenze, igenitori organizzati rivendicanoun ruolo attivo e consapevolenell’educazione dei figli.
La formazione dei genitori è ancheuna «fabbrica delle idee» dovesi studiano e si comprendono imutamenti in atto nella società.L’individualismo lancia una sfi dache sembra avere tutte le premesseper risultare vincente: scioglieretutti i legami, illudere i singolicirca la loro libertà individuale,fermare il tempo al presente per aumentarne il godimento, interromperela catena vitale tra legenerazioni perché chi può (gli adulti) accumuli tutti i vantaggia discapito di chi non può (i bambini) o ancora non è. Il risultato è duplice: la distruzione della speranza e un cumulo enorme di sofferenza affettiva nella forma della solitudine. Nonostante la cultura dominante si sforzi di dimostrareil contrario, il caratteregenerativo della famiglia non puòessere adombrato. Dunque: «Hobisogno della famiglia per diventare libero».
don Domenico CRAVERO