Luglio 1953, cinquant’anni fa. Nel bollettino della parrocchia di San Mauro
«L’Angelo delle Famiglie» troviamo un emozionato ricordo del pellegrinaggio
compiuto tre anni prima dalla Madonna Pellegrina nel territorio sanmaurese
(29 giugno-3 luglio 1950). Il parroco mons. Davide Corino firmava il testo che
qui riproduciamo, mezzo secolo dopo. La statua della Madonna Pellegrina
negli anni 1948-1950 passò attraverso le 330 parrocchie della diocesi torinese
concludendo il pellegrinaggio nel seminario di Rivoli il 29 ottobre 1950. Era
una statua lignea, opera della scuola di Ortisei: riproduceva l’immagine della
Madonna della Consolata, patrona della diocesi, la cui effigie è venerata da
secoli nell’omonimo santuario cittadino. Dal 1979 è ospitata nella parrocchia
della Risurrezione del Signore in Torino. (Enrico Mottura)
Or son tre anni e la tanto aspettata
e desiderata Madonna Pellegrina
arrivava a San Mauro e si
fermava quattro giorni. Ricordate?
Da mesi ci si preparava; nella
settimana antecedente tutti in
moto per l’addobbo delle case e
preparare la luminaria. La lunga
preparazione spirituale si accentuò
nella Festa di S. Pietro; tutta
la giornata fu dedicata a parlare
della Madonna.
Giovedì 29
giugno – Sono le ore 21. Lo altoparlante
dal campanile fa sentire
fin nei più remoti posti del
paese il concerto delle campane,
è l’avviso: la Madonna sta per
arrivare. Si parte per la borgata
Croce: ecco la Madonna, la si
colloca sul carro appositamente
preparato; lo ricordate com’era
bello? E la Madonna sorridente
in mezzo a un giardino di fiori e
in uno sfavillio di luci che ha trasformato
il paese in un luogo di
incanto passa benedicendo tutti.
La prima funzione notturna è
riservata alle donne.
Venerdì 30 giugno – La Madonna
va a visitare le borgate
Sambuj (S. Messa); Meirano e
Moncanino, nella notte Via Crucis
nel paese e visita al Cimitero;
funzione che ha suscitato tanta
commozione in tutti e tanti seri
pensieri, e oh come saranno rallegrati
i nostri morti.
Sabato 1 luglio – La Madonna
va nello Oltre Po per la S. Messa;
e nel pomeriggio attende
tutti i bambini per benedirli, e
poi va a consolare gli ammalati
nell’Ospizio. Alla notte si va ai
Pescatori per il rosario meditato,
e quando alla mezzanotte la
Madonna rientra in chiesa è accompagnata
da tutti gli uomini
di S. Mauro. La ricordate quella
notte, o uomini e giovani? Avete
avuto una pallida idea della felicità
che vi attende in paradiso.
Notte simile non la si rivivrà più
tanto facilmente.
Domenica 2 luglio – Nella mattina
tutti in Chiesa a trovare la
Madonna, nel pomeriggio la processione
di penitenza dei bambini;
a ricordarla vengono ancora le
lacrime agli occhi: a notte visita
della Madonna nell’Oltre Po;
vedremo ancora uno spettacolo
simile? Eravamo tutti stanchi e
assetati; ma chi ci pensava? Si stava
così bene con la Mamma.
Lunedì 3 luglio – La Madonna
va ai Pescatori per la S. Messa, a
Villa S. Croce, alle fabbriche, ai
vari istituti; per tutto il giorno
fu in moto. Ormai eravamo abituati
a vivere con Lei e avremmo
voluto che restasse sempre in
mezzo a noi; ma ohimè! La sera
dovette partire per Rivodora.
Lo ricordate lo schianto del cuore,
le lacrime riversate, il dolore
di quell’addio, confortato solo
dal pensiero che un giorno l’avremo
rivista in Paradiso ove la
festa della Madonna sarà eterna.
E quando al Martedì sera la
Madonna ripassò per poco nel
territorio di S. Mauro, la si volle
ancora rivedere e tutti accorsero
a Sambuj per l’ultimo addio.
È bene ricordare queste cose;
fanno del bene, ma è dovere ancora
esaminarci se fummo fedeli
alle promesse fatte alla Madonna,
se abbiamo vissuto la consacrazione
che con tanto slancio
del cuore avevamo fatta e firmata
di nostro pugno.
Il ricordo dell’anniversario della
venuta della Madonna Pellegrina
deve appunto richiamarci al
proposito di essere veri devoti
della Madonna, devozione che
si deve manifestare con una vita
interamente cristiana, nella dolce
speranza che la Madonna ci
faccia sempre da Mamma e che
ci accolga un giorno nel bel Paradiso.
(Testo tratto dall’Angelo
delle Famiglia, luglio 1953)
Articolo pubblicato su "Testata d'Angolo" del 26/5/2013
sabato 29 giugno 2013
martedì 25 giugno 2013
Cattolici e Valdesi, comunità a confronto
Presso il salone della parrocchia
del Sacro Cuore si è tenuto
il 4 aprile un incontro
tra l’Unità pastorale di San
Mauro e la comunità valdese,
rappresentata dal pastore
Paolo Ribet e da alcuni fedeli
sanmauresi. Questo primo
appuntamento promosso dal
Gruppo Missionario dell’Unità
(altri seguiranno in autunno)
ha permesso di ascoltare
da fonte valdese – Ribet – la
narrazione dei fatti che nel
XVI secolo divisero i seguaci
di Pietro Valdo dalla Chiesa
Cattolica. Una lunga cavalcata
nella storia, iniziata nel Medio
Evo, quando nasce il movimento
pauperista di Valdo.
All’origine si trattava di un movimento interno alla Chiesa cattolica: puntava al ritorno alla radicalità del Vangelo, in modo non molto diverso dal movimento francescano e da altre esperienze di quell’epoca. Era un movimento molto esigente. Pietro Valdo, benestante, sebbene sposato, aveva scelto di tornare a una vita celibataria lasciando ogni bene materiale. Erano molte, all’epoca di Valdo, le incomprensioni con la Chiesa, impegnata a fronteggiare le eresie del tempo. Il primo nucleo dei Valdesi non venne comunque considerato eretico, ma tenuto ai margini dalla Chiesa stessa, che secondo Ribet non affrontò mai seriamente la questione: la Chiesa di Torino non prese subito sul serio le popolazioni insediate in Val Pellice, in val Chisone.
Nel 1526 esse tengono un Sinodo sulla Riforma, nel 1531 deliberano di mandare due rappresentanti in Svizzera per raccogliere informazioni sulla Riforma. In Svizzera sono criticati dai calvinisti per la loro vicinanza al cattolicesimo. Sempre nel 1531 tengono un nuovo Sinodo a Champoran (è un prato vicino a Torre Pellice) e a maggioranza, rinunciando alle loro origini e tradizioni, scelgono la Riforma. Calvino manda suoi pastori per avviare la comunità. I pastori valdesi vengono chiamati Barba (zio in patois), i seguaci Barbet. Sono montanari, si tassano per pagare un intellettuale che traduca la Bibbia in francese; sarà la prima traduzione in franco/provenzale. Nel 1536 i francesi si impadroniscono di Torino costringendo alla fuga i Savoia, ai quali restano soltanto i possedimenti di Vercelli e Nizza. Il Re di Francia designa come vice governatore Farel, cugino del Farel riformatore. Governatore è il marchese Giovanni Caracciolo di Melfi, anch’egli protestante.
In Piemonte la Riforma si diffonde in tutto lo Stato sabaudo. La teologia è quella calvinista. Carignano, Cambiano, Pancalieri, parte del saluzzese diventano protestanti. Nelle valli valdesi le chiese cattoliche vengono occupate e i valdesi si fanno catechismi propri. In Francia però le cose vanno diversamente e nel delfinato, a seguito del decreto del parlamento di Ex en Provence, i valdesi sono perseguitati e ne vengono uccisi 800. Nel 1560 Carlo V concede a Emanuele Filiberto di Savoia, suo capace generale, di ricostituire il ducato con lo scopo di creare uno stato cuscinetto. Emanuele Filiberto applica il principio «cuius regio eius et religio», perciò essendo cattolico il Duca, il popolo deve essere cattolico. I Valdesi non si adeguano. L’esercito sabaudo al comando di Filippo di Racconigi occupa il territorio, distrugge i loro libri (a cominciare dalle Bibbie), occupa le chiese. I Valdesi si rifugiano in montagna. cominciano la guerra partigiana.
Per far cessare le ostilità il 5 giugno 1561 si arriva a un concordato tra le due parti, l’Editto di Cavour: stabilisce un’area precisa (la Val Chisone, eccetto Pinerolo, e la Val Pellice) nella quale i Valdesi hanno libertà di culto, di predicazione e insegnamento con la facoltà di raccogliere anche le decime. L’Editto di Cavour evita al Piemonte le guerre di religione, che però non sono evitate in Alta Val di Susa, che in quel momento fa parte del Delfinato francese. Nel 1641 il duca dichiara abrogate le clausole del trattato di Cavour e manda le truppe a convertire i Valdesi agli ordini del marchese di Pianezza. Ricomincia la guerra partigiana e il marchese di Pianezza finisce per ritirare le truppe.
Nel 1685 Luigi XIV, il Re Sole, nipote del capo degli ugonotti, vieta il culto protestante in tutto il suo regno e impone al duca Vittorio Amedeo II, suo cugino, di inviare truppe nella Val Pellice a disperdere gli eretici. In val Chisone, in quel momento francese, ci pensa direttamente il Re Sole con il generale Catinat. Vittorio Amedeo II interviene ob torto collo, perché tra le sue truppe il battaglione più fedele è proprio quello dei valdesi, una minoranza fino a quel giorno protetta dal sovrano. È repressione pesante, ma fatta per mano francese. I Valdesi combattono la guerra partigiana, nella prima fase dell’occupazione molti riparano in Svizzera lasciando case e terreni vuoti; la ripopolazione viene fatta con gruppi di cattolici presi da Vercelli e dalla pianura. I bambini valdesi lasciati con le madri vengono portati a Torino per essere cattolicizzati.
Nel frattempo Vittorio Amedeo rompe l’alleanza con il Re di Francia e si allea con l’Inghilterra e con la Svizzera, consente ai Valdesi di ritornare, ma questi sono impossibilitati perché l’Alta Val Susa è francese. Partiti dalla Svizzera a piedi iniziano quello che chiamano il Grande ritorno, «il» momento epico, guidati da Arnaud. I francesi li aspettano a Salbertrand, loro sfuggono e passando dall’Assietta ritornano nelle loro Valli. Il Re di Francia, in quel momento, sta subendo attacchi da molti fronti (Inghilterra, Olanda, Impero, Spagna e anche dal Savoia) e deve lasciare perdere.
Tra le clausole imposte dagli Svizzeri ai Savoia per stringere l’alleanza c’è la liberazione dei pastori e la restituzione dei bambini. Fino al 1848 i Valdesi godono di tutele complete nell’ambito del trattato di Cavour. Con lo Statuto del 1848 sono parificati a tutti gli altri cittadini.
diacono Roberto PORRATI
Articolo pubblicato su "Testata d'Angolo" del 26/5/2013
All’origine si trattava di un movimento interno alla Chiesa cattolica: puntava al ritorno alla radicalità del Vangelo, in modo non molto diverso dal movimento francescano e da altre esperienze di quell’epoca. Era un movimento molto esigente. Pietro Valdo, benestante, sebbene sposato, aveva scelto di tornare a una vita celibataria lasciando ogni bene materiale. Erano molte, all’epoca di Valdo, le incomprensioni con la Chiesa, impegnata a fronteggiare le eresie del tempo. Il primo nucleo dei Valdesi non venne comunque considerato eretico, ma tenuto ai margini dalla Chiesa stessa, che secondo Ribet non affrontò mai seriamente la questione: la Chiesa di Torino non prese subito sul serio le popolazioni insediate in Val Pellice, in val Chisone.
Nel 1526 esse tengono un Sinodo sulla Riforma, nel 1531 deliberano di mandare due rappresentanti in Svizzera per raccogliere informazioni sulla Riforma. In Svizzera sono criticati dai calvinisti per la loro vicinanza al cattolicesimo. Sempre nel 1531 tengono un nuovo Sinodo a Champoran (è un prato vicino a Torre Pellice) e a maggioranza, rinunciando alle loro origini e tradizioni, scelgono la Riforma. Calvino manda suoi pastori per avviare la comunità. I pastori valdesi vengono chiamati Barba (zio in patois), i seguaci Barbet. Sono montanari, si tassano per pagare un intellettuale che traduca la Bibbia in francese; sarà la prima traduzione in franco/provenzale. Nel 1536 i francesi si impadroniscono di Torino costringendo alla fuga i Savoia, ai quali restano soltanto i possedimenti di Vercelli e Nizza. Il Re di Francia designa come vice governatore Farel, cugino del Farel riformatore. Governatore è il marchese Giovanni Caracciolo di Melfi, anch’egli protestante.
In Piemonte la Riforma si diffonde in tutto lo Stato sabaudo. La teologia è quella calvinista. Carignano, Cambiano, Pancalieri, parte del saluzzese diventano protestanti. Nelle valli valdesi le chiese cattoliche vengono occupate e i valdesi si fanno catechismi propri. In Francia però le cose vanno diversamente e nel delfinato, a seguito del decreto del parlamento di Ex en Provence, i valdesi sono perseguitati e ne vengono uccisi 800. Nel 1560 Carlo V concede a Emanuele Filiberto di Savoia, suo capace generale, di ricostituire il ducato con lo scopo di creare uno stato cuscinetto. Emanuele Filiberto applica il principio «cuius regio eius et religio», perciò essendo cattolico il Duca, il popolo deve essere cattolico. I Valdesi non si adeguano. L’esercito sabaudo al comando di Filippo di Racconigi occupa il territorio, distrugge i loro libri (a cominciare dalle Bibbie), occupa le chiese. I Valdesi si rifugiano in montagna. cominciano la guerra partigiana.
Per far cessare le ostilità il 5 giugno 1561 si arriva a un concordato tra le due parti, l’Editto di Cavour: stabilisce un’area precisa (la Val Chisone, eccetto Pinerolo, e la Val Pellice) nella quale i Valdesi hanno libertà di culto, di predicazione e insegnamento con la facoltà di raccogliere anche le decime. L’Editto di Cavour evita al Piemonte le guerre di religione, che però non sono evitate in Alta Val di Susa, che in quel momento fa parte del Delfinato francese. Nel 1641 il duca dichiara abrogate le clausole del trattato di Cavour e manda le truppe a convertire i Valdesi agli ordini del marchese di Pianezza. Ricomincia la guerra partigiana e il marchese di Pianezza finisce per ritirare le truppe.
Nel 1685 Luigi XIV, il Re Sole, nipote del capo degli ugonotti, vieta il culto protestante in tutto il suo regno e impone al duca Vittorio Amedeo II, suo cugino, di inviare truppe nella Val Pellice a disperdere gli eretici. In val Chisone, in quel momento francese, ci pensa direttamente il Re Sole con il generale Catinat. Vittorio Amedeo II interviene ob torto collo, perché tra le sue truppe il battaglione più fedele è proprio quello dei valdesi, una minoranza fino a quel giorno protetta dal sovrano. È repressione pesante, ma fatta per mano francese. I Valdesi combattono la guerra partigiana, nella prima fase dell’occupazione molti riparano in Svizzera lasciando case e terreni vuoti; la ripopolazione viene fatta con gruppi di cattolici presi da Vercelli e dalla pianura. I bambini valdesi lasciati con le madri vengono portati a Torino per essere cattolicizzati.
Nel frattempo Vittorio Amedeo rompe l’alleanza con il Re di Francia e si allea con l’Inghilterra e con la Svizzera, consente ai Valdesi di ritornare, ma questi sono impossibilitati perché l’Alta Val Susa è francese. Partiti dalla Svizzera a piedi iniziano quello che chiamano il Grande ritorno, «il» momento epico, guidati da Arnaud. I francesi li aspettano a Salbertrand, loro sfuggono e passando dall’Assietta ritornano nelle loro Valli. Il Re di Francia, in quel momento, sta subendo attacchi da molti fronti (Inghilterra, Olanda, Impero, Spagna e anche dal Savoia) e deve lasciare perdere.
Tra le clausole imposte dagli Svizzeri ai Savoia per stringere l’alleanza c’è la liberazione dei pastori e la restituzione dei bambini. Fino al 1848 i Valdesi godono di tutele complete nell’ambito del trattato di Cavour. Con lo Statuto del 1848 sono parificati a tutti gli altri cittadini.
diacono Roberto PORRATI
Articolo pubblicato su "Testata d'Angolo" del 26/5/2013
martedì 18 giugno 2013
Verso il Servizio per il Lavoro
Accompagnamento delle persone
in difficoltà con il lavoro:
concluso il percorso formativo
che in quattro sabati da gennaio
a marzo ha impegnato
numerosi volontari di Torino e
di altre diocesi (Cuneo, ad esempio),
l’Arcivescovo mons. Cesare
Nosiglia ha voluto incontrare
mercoledì 10 aprile tutti i
gruppi coinvolti, tra cui quelli
dell’Unità Pastorale sanmaurese
(San Vincenzo, Azione Cattolica,
Gruppo famiglie, Centro
d’ascolto). Il nascente Servizio
per il Lavoro, fortemente sostenuto
da Nosiglia, è coordinato
dall’Ufficio Pastorale Sociale e
del Lavoro di Torino, in collaborazione
con gli enti di formazione
professionale Egim Piemonte
e Fondazione Casa di Carità
Arti e Mestieri
Prendendo la parola all’inizio dell’incontro don Daniele Bortolussi (direttore dell’Ufficio) e Chiara Labasin (referente per il progetto «Servizio per il lavoro ») hanno sottolineato l’intenzione «di aiutare le parrocchie ad attivare nuovi gruppi di animazione sulla tematica del lavoro, il grande problema della nostra società». In estrema sintesi, si prevede la promozione di riflessioni capaci di animare le comunità sui temi sociali, anche attraverso momenti di confronto e di preghiera funzionali alla costituzione di «sportelli lavoro » gestiti da volontari, tali da fornire un fattivo supporto alla ricerca di un’occupazione.
«Principalmente – spiega la coordinatrice sanmaurese Anna Comollo – i volontari dovranno far leva sulla autopromozione delle persone, sulla loro autonomia e sul superamento del concetto di mera assistenza, per far sì che la ricerca di un impiego sia un impegno costante e cosciente. Prevediamo di avviare l’operatività a partire da settembre/ ottobre attivando diversi punti d’informazione (bacheche) presso le parrocchie, dove saranno riportate le informazioni che possono aiutare ad orientarsi nella ricerca del lavoro. Successivamente saranno organizzati momenti d’incontro focalizzati su argomenti specifici quali, ad esempio, come preparare un curriculum, come presentarsi/ prepararsi ad un colloquio, l’importanza della formazione permanente di un candidato, le tipologie di lavoro maggiormente presenti nell’area sanmaurese, ecc.
È prevista anche la possibilità di operare in rete con le altre organizzazioni esistenti sul territorio come: agenzie interinali, centri per l’impiego, altre parrocchie che già hanno attivato il Servizio per il Lavoro». I parroci don Claudio Furnari e don Ilario Corazza sottolineano l’importanza dell’iniziativa, suggerita dallo stesso Arcivescovo in occasione della sua Visita pastorale dello scorso anno. «Nella speranza di fornire un aiuto concreto – hanno affermato - faremo del nostro meglio per accompagnare le persone in difficoltà su questo fronte, facendo sentire loro come la Chiesa gli sia accanto in tutte le occasioni della vita».
Piero NEBBIA
Articolo pubblicato su "Testata d'Angolo" del 26/5/2013
Prendendo la parola all’inizio dell’incontro don Daniele Bortolussi (direttore dell’Ufficio) e Chiara Labasin (referente per il progetto «Servizio per il lavoro ») hanno sottolineato l’intenzione «di aiutare le parrocchie ad attivare nuovi gruppi di animazione sulla tematica del lavoro, il grande problema della nostra società». In estrema sintesi, si prevede la promozione di riflessioni capaci di animare le comunità sui temi sociali, anche attraverso momenti di confronto e di preghiera funzionali alla costituzione di «sportelli lavoro » gestiti da volontari, tali da fornire un fattivo supporto alla ricerca di un’occupazione.
«Principalmente – spiega la coordinatrice sanmaurese Anna Comollo – i volontari dovranno far leva sulla autopromozione delle persone, sulla loro autonomia e sul superamento del concetto di mera assistenza, per far sì che la ricerca di un impiego sia un impegno costante e cosciente. Prevediamo di avviare l’operatività a partire da settembre/ ottobre attivando diversi punti d’informazione (bacheche) presso le parrocchie, dove saranno riportate le informazioni che possono aiutare ad orientarsi nella ricerca del lavoro. Successivamente saranno organizzati momenti d’incontro focalizzati su argomenti specifici quali, ad esempio, come preparare un curriculum, come presentarsi/ prepararsi ad un colloquio, l’importanza della formazione permanente di un candidato, le tipologie di lavoro maggiormente presenti nell’area sanmaurese, ecc.
È prevista anche la possibilità di operare in rete con le altre organizzazioni esistenti sul territorio come: agenzie interinali, centri per l’impiego, altre parrocchie che già hanno attivato il Servizio per il Lavoro». I parroci don Claudio Furnari e don Ilario Corazza sottolineano l’importanza dell’iniziativa, suggerita dallo stesso Arcivescovo in occasione della sua Visita pastorale dello scorso anno. «Nella speranza di fornire un aiuto concreto – hanno affermato - faremo del nostro meglio per accompagnare le persone in difficoltà su questo fronte, facendo sentire loro come la Chiesa gli sia accanto in tutte le occasioni della vita».
Piero NEBBIA
Articolo pubblicato su "Testata d'Angolo" del 26/5/2013
venerdì 14 giugno 2013
Futuri Preti
Fra i seminaristi che saranno ordinati
preti domenica 15 giugno
alle 10 nella Cattedrale di Torino
figurano Alberto Nigra e Danilo
Piras, due volti noti a San Mauro
Torinese per aver prestato servizio
nelle parrocchie di Sant’Anna
e San Benedetto. Sabato 22
alle 18 i novelli preti celebreranno
le prime Messe a Santa Maria
di Pulcherada.
Lo scorso mese di novembre,
domenica 18, Alberto e Danilo
hanno ricevuto il primo grado
dell’Ordine (diaconato) sempre
in Cattedrale, in concomitanza
con l’apertura del Sinodo dei
Giovani e con l’ordinazione diaconale
di altri 8 futuri sacerdoti.
L’avvenimento è stato partecipato
da una folta rappresentanza di sanmauresi.
All’altro capo del mondo,
in Colombia, hanno
recentemente pronunciato
la loro professione solenne
suor Mariella e suor Virginia,
altre figure molto care a
San Mauro: appartenenti al
Famulato Cristiano, hanno
operato negli anni passati nei
gruppi giovanili dell’Unità
pastorale.
A tutti loro vanno i migliori
auguri per la prosecuzione
del loro cammino e il
ringraziamento per l’attività
svolta in questi anni sul
nostro territorio.
Nella foto: le ordinazioni diaconali del 18 novembre 2012
Stefano CARENA
Articolo pubblicato su "Testata d'Angolo" il 26/5/2013
Nella foto: le ordinazioni diaconali del 18 novembre 2012
Stefano CARENA
Articolo pubblicato su "Testata d'Angolo" il 26/5/2013
sabato 1 giugno 2013
Al termine delle scuole, bambini,
ragazzi animatori e famiglie di
San Mauro sanno che nelle parrocchie
le attività non finiranno:
restano sempre molto vivaci. Anche
quest’anno, come sempre,
saranno riproposte le settimane
di Estate Ragazzi di Unità Pastorale
e i Campi Estivi per i bambini
dalle elementari alle medie: il
calendario è pubblicato su questo
numero di Testata d’Angolo
a pagina IV.
Le attività estive sono un «servizio
» alle famiglie e un’occasione
forte di socializzazione
e crescita per tanti bambini e
ragazzi.
Estate: la stagione in cui maturano le attese. Non è infatti solo il periodo di agognata vacanza per i giovani studenti, ma è anche la stagione in cui animatori, educatori e catechisti chiudono un ciclo, un anno di formazione nei gruppi tenuti dall’autunno alla primavera nelle parrocchie. I Campi Estivi sono una bella conclusione di gruppo e possono essere un lancio per l’anno successivo.
Estate, tempo di occasione anche per gli animatori di estate ragazzi che mettono a disposizione in maniera utile, responsabile, ma anche divertente, il proprio servizio.Chiara Ventrella, una delle responsabili insieme a Elisa Bordin e Daniele Catalano, spiega alcuni punti importanti dell’Estate Ragazzi: «tutti i giorni faremo attività e giochi legati a una lunga storia che ci accompagnerà per tutti i centri estivi! L’idea è quella di riuscire a divertirsi stando tutti insieme, rispettandosi; molto importante sarà il momento di preghiera che sarà presente ogni giorno». Le giornate sono scandite da grandi giochi, tornei sportivi, gite, laboratori e attività sempre nuove che stimolano i ragazzini sotto vari aspetti, in particolare quel che riguarda il fare le cose insieme, il gioco come la preghiera».
L’Estate Ragazzi di Unità Pastorale, arrivata alla sua settima edizione si svolgerà dal 17 giugno al 19 luglio, più quella di rientro dopo le vacanze dal 2 al 6 settembre. Quest’anno la novità più grande è anche la possibilità di un’Estate Ragazzi, sperimentalmente solo al pomeriggio, che si terrà a Sant’Anna per la settimana dal 17 al 21 giugno. I luoghi in cui si svolgerà l’Estate ragazzi full time saranno a San Benedetto la prima settimana, a Sant’Anna la seconda, al Sacro Cuore le tre rimanenti prima della pausa e a Santa Maria quella di settembre. La formazione dei giovani animatori ha il suo momento culminante in quattro incontri prima dell’estate in cui approfondire quali siano le regole comuni e quale sia il compito di un animatore; il secondo più operativo per prendere confidenza con giochi e temi di quest’anno; il terzo incontro la divisione organizzativa per le varie settimane; infine un incontro per imparare nuovi bans e per preparare il materiale per l’inizio della prima settimana. C’è da dire che però molti animatori hanno già avuto modo per tutto l’anno di darsi da fare per l’Oratorio (che si tiene a Sambuy il sabato pomeriggio) che ha avuto quest’anno una presenza costante da parte di un grintoso gruppo che ha avuto importanti compiti di organizzazione e non solo la mera presenza.
In contemporanea all’Estate Ragazzi sarà anche l’atteso momento dei campi estivi nelle case alpine dell’Unità Pastorale. Accompagnati dagli animatori, dalle cuoche e dagli assistenti spirituali, i ragazzi possono vivere un’esperienza di indipendenza, lontani dalla città (e in alcuni casi per la prima volta dai propri genitori) e vivere in maggior pienezza uno spirito di comunità, amicizia e vicinanza con il Creato. In questi campi si segue una storia, a volte ricavata dalla vita o dalle opere di qualche personaggio biblico, a volte ricamata sulle passioni dei ragazzi, in modo da coinvolgerli in maniera completa. Naturalmente non mancano mai giochi, gite, attività di ogni tipo e – per i ragazzi più grandi – gli immancabili turni di pulizia che rendono, almeno per una settimana, tutti un po’ più responsabili.
Il calendario dei campi vede cominciare la II e III elementare con il loro campo a Pialpetta dal 12 al 16 giugno, IV e V dal 16 al 23 giugno sempre a Pialpetta e in contemporanea anche a Oulx. I e II media saranno a Pialpetta e Oulx dal 23 al 30 giugno; la III media a Oulx dal 30 al 7 luglio. Per i ragazzi delle superiori anche quest’anno la proposta sarà legata all’Azione Cattolica; come lo scorso anno i ragazzi interessati delle varie parrocchie sanmauresi potranno unirsi ai loro coetanei da tutta la diocesi. Dall’1 al 6 luglio e dall’8 al 13 luglio si terranno i campi per il biennio, dal 15 al 20 luglio quelli per il triennio, tutti a Claviere.
Matteo DE DONA'
Articolo pubblicato su "Testata d'Angolo" il 26/5/2013
Estate: la stagione in cui maturano le attese. Non è infatti solo il periodo di agognata vacanza per i giovani studenti, ma è anche la stagione in cui animatori, educatori e catechisti chiudono un ciclo, un anno di formazione nei gruppi tenuti dall’autunno alla primavera nelle parrocchie. I Campi Estivi sono una bella conclusione di gruppo e possono essere un lancio per l’anno successivo.
Estate, tempo di occasione anche per gli animatori di estate ragazzi che mettono a disposizione in maniera utile, responsabile, ma anche divertente, il proprio servizio.Chiara Ventrella, una delle responsabili insieme a Elisa Bordin e Daniele Catalano, spiega alcuni punti importanti dell’Estate Ragazzi: «tutti i giorni faremo attività e giochi legati a una lunga storia che ci accompagnerà per tutti i centri estivi! L’idea è quella di riuscire a divertirsi stando tutti insieme, rispettandosi; molto importante sarà il momento di preghiera che sarà presente ogni giorno». Le giornate sono scandite da grandi giochi, tornei sportivi, gite, laboratori e attività sempre nuove che stimolano i ragazzini sotto vari aspetti, in particolare quel che riguarda il fare le cose insieme, il gioco come la preghiera».
L’Estate Ragazzi di Unità Pastorale, arrivata alla sua settima edizione si svolgerà dal 17 giugno al 19 luglio, più quella di rientro dopo le vacanze dal 2 al 6 settembre. Quest’anno la novità più grande è anche la possibilità di un’Estate Ragazzi, sperimentalmente solo al pomeriggio, che si terrà a Sant’Anna per la settimana dal 17 al 21 giugno. I luoghi in cui si svolgerà l’Estate ragazzi full time saranno a San Benedetto la prima settimana, a Sant’Anna la seconda, al Sacro Cuore le tre rimanenti prima della pausa e a Santa Maria quella di settembre. La formazione dei giovani animatori ha il suo momento culminante in quattro incontri prima dell’estate in cui approfondire quali siano le regole comuni e quale sia il compito di un animatore; il secondo più operativo per prendere confidenza con giochi e temi di quest’anno; il terzo incontro la divisione organizzativa per le varie settimane; infine un incontro per imparare nuovi bans e per preparare il materiale per l’inizio della prima settimana. C’è da dire che però molti animatori hanno già avuto modo per tutto l’anno di darsi da fare per l’Oratorio (che si tiene a Sambuy il sabato pomeriggio) che ha avuto quest’anno una presenza costante da parte di un grintoso gruppo che ha avuto importanti compiti di organizzazione e non solo la mera presenza.
In contemporanea all’Estate Ragazzi sarà anche l’atteso momento dei campi estivi nelle case alpine dell’Unità Pastorale. Accompagnati dagli animatori, dalle cuoche e dagli assistenti spirituali, i ragazzi possono vivere un’esperienza di indipendenza, lontani dalla città (e in alcuni casi per la prima volta dai propri genitori) e vivere in maggior pienezza uno spirito di comunità, amicizia e vicinanza con il Creato. In questi campi si segue una storia, a volte ricavata dalla vita o dalle opere di qualche personaggio biblico, a volte ricamata sulle passioni dei ragazzi, in modo da coinvolgerli in maniera completa. Naturalmente non mancano mai giochi, gite, attività di ogni tipo e – per i ragazzi più grandi – gli immancabili turni di pulizia che rendono, almeno per una settimana, tutti un po’ più responsabili.
Il calendario dei campi vede cominciare la II e III elementare con il loro campo a Pialpetta dal 12 al 16 giugno, IV e V dal 16 al 23 giugno sempre a Pialpetta e in contemporanea anche a Oulx. I e II media saranno a Pialpetta e Oulx dal 23 al 30 giugno; la III media a Oulx dal 30 al 7 luglio. Per i ragazzi delle superiori anche quest’anno la proposta sarà legata all’Azione Cattolica; come lo scorso anno i ragazzi interessati delle varie parrocchie sanmauresi potranno unirsi ai loro coetanei da tutta la diocesi. Dall’1 al 6 luglio e dall’8 al 13 luglio si terranno i campi per il biennio, dal 15 al 20 luglio quelli per il triennio, tutti a Claviere.
Matteo DE DONA'
Articolo pubblicato su "Testata d'Angolo" il 26/5/2013
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