Mi sembra utile riproporre alcune riflessioni fatte a San Mauro dal nostro Arcivescovo sui problemi dell’economia rispondendo a giovani, imprenditori e commercianti nel corso della sua recente Visita pastorale, che ha toccato i temi caldi del lavoro e del rispetto della persona.
Il mondo cattolico ha da sempre considerato fondamentale il lavoro, tanto che don Bosco per recuperare i giovani e dare loro una prospettiva di vita cominciava con il cercare un lavoro; e lo fece anche con una tale competenza che proprio a lui si deve la definizione del primo contratto di apprendistato. È normale perciò che le parrocchie si aprano alle tematiche del mondo del lavoro, anche perché la crisi sarà lunga e davanti abbiamo un anno pesante. Immediato il collegamento tra lavoro e dignità della persona. L’enciclica di Benedetto XVI «Caritas in veritate» fa da sfondo alle riflessioni dell’Arcivescovo. Ricordiamo che già nel suo esordio l’enciclica dice che «La carità (amore, grazia) è la via maestra della dottrina sociale della Chiesa. Ogni responsabilità e impegno delineati da tale dottrina sono attinti alla carità che, secondo l’insegnamento di Gesù, è la sintesi di tutta la Legge... è il principio non solo delle micro-relazioni: rapporti amicali, familiari, di piccolo gruppo, ma anche delle macro-relazioni: rapporti sociali, economici, politici». In questo quadro si collocano le riflessioni in ordine alla salvaguardia dei posti di lavoro e del profitto, che è positivo se crea ricchezza per tutti, senza mai andare a scapito della persona del lavoratore, della solidarietà intesa in senso ampio e della giustizia. A queste condizioni dal profitto si ha un vantaggio sociale. Ma se il profitto è l’unico riferimento, il lavoratore è valutato solo per quello che produce. Al centro non c’è più la persona, l’ambiente in cui si colloca l’attività produttiva, la città, e l’impresa sfugge alle sue responsabilità sociali.
Per superare questo momento difficile occorre cooperazione tra datori di lavoro e lavoratori, superando tradizionali contrapposizioni. Si può pensare a contratti di solidarietà, lavorare meno per lavorare tutti; questa è una scelta solidale. È stato fatto uno sforzo importante per salvare le banche ed evitare il collasso dell’economia, ma ora le banche devono finanziare l’economia.
La crisi che stiamo vivendo nasce dalla finanza. È partita dall’America, dove l’idea che i soldi si facciano «con i soldi» è stata per decenni una linea guida. Non è una linea compatibile con il pensiero dei cattolici e sacrifica i lavoratori: i soldi si devono fare «con il lavoro», non con i soldi. La radice della crisi è etica e spirituale. La «Caritas in veritate» ricorda che «senza verità, senza fiducia e amore per il vero, non c’è coscienza e responsabilità sociale, e l’agire sociale cade in balia di privati interessi e di logiche di potere, con effetti disgregatori sulla società, tanto più in una società in via di globalizzazione, in momenti difficili come quelli attuali». L’etica non può mai mancare, il mercato non è un valore assoluto.
Bisogna ritornare a mettere al centro l’uomo, la famiglia e l’ambiente. Ma anche la sobrietà. Avere il senso del sacrificio è positivo. Rispondendo ai giovani che gli hanno presentato la precarietà del loro futuro l’Arcivescovo ha risposto che nella provvisorietà la dignità della persona viene sottostimata e coartata.
Mettere al centro la persona: non è un principio astratto, ma un programma decisivo. Si deve favorire l’intraprendenza giovanile per aiutare a cogliere le opportunità. Il micro credito è importante per l’imprenditoria giovanile. Bisogna attivare centri che aiutino i giovani nella ricerca, per sostenerli e orientarli. Bisogna fare rete. Il precariato è instabilità.Il mondo cattolico non si sottrae a questi problemi e nella diocesi di Torino pone a disposizione strumenti come la Fondazione Operti, ricercata anche dagli enti pubblici per realizzare il welfare: restituisce dignità e autonomia attraverso interventi di micro credito, ricerca di contratti di lavoro... Non sussidi, ma lavoro.
diacono Roberto PORRATI
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