Il Gruppo missionario di San Mauro nel mese di gennaio
ha ha promosso un incontro con i cristiani di fede
evangelica e una visita alla Sinagoga di Torino. Il diacono
Roberto Porrati ha dato particolare impulso alla duplice
iniziativa e ne valeva la pena, visto l’ampia partecipazione.
La visita alla Sinagoga (30 gennaio) ha visto la partecipazione
di un centinaio di sanmauresi, trasferiti a Torino
con due autobus. Si è tenuta tre giorni dopo «Il giorno
della memoria», istituito nel 2005 perché gli orrori dei
crimini commessi contro l’umanità non cadano in prescrizione
e le nuove generazioni possano venirne a conoscenza.
Sinagoga significa «Casa di riunione» e nasce come luogo
di preghiera collettiva senza però essere un luogo consacrato.
È anche un punto d’aggregazione per riunioni
amministrative e di studio. Fra le più note in Europa si
ricordano quelle di Praga e di Venezia.
Ad presentare la sinagoga di Torino sono intervenuti stati
Rabbino ed un giovane della comunità ebraica. Hanno
messo i visitatori a conoscenza di tanti aspetti della loro
vita di comunità, dalle regole alimentari al capodanno,
che avviene in settembre, al numero dei precetti che sono
613…. Fa parte dei precetti anche il non poter pregare in
promiscuità, per tale motivo la Sinagoga è circondata da
una balconata, il «Matroneo»: vi si collocano le donne.
Nella Sinagoga sotterranea, più raccolta, dove si celebrano
le funzioni settimanali, le donne sono separate dagli
uomini solo da una transenna. Altro elemento di notevole
importanza è la copertura del capo degli uomini, in
segno di rispetto a Dio.
La Sinagoga di Torino fu bombardata nel 1943: andò
distrutto il soffitto a cassettoni in legno, poi ricostruito
in cemento; andarono persi anche i mosaici geometrici,
in stile moresco. L’edificio risale alla II° metà dell’800,
costruito dopo che il re Carlo Alberto (1848) liberalizzò
il culto valdese e aprì il ghetto ebraico che risiedeva nei
pressi di piazza Carlina. Quando Carlo Alberto morì, la
comunità ebraica, in segno di lutto, fece dipingere l’armadio
(luogo dove vengono posti i rotoli della legge) in
nero, e quell’armadio, tutt’ora conserva il colore nero ed è
collocato nella parte sotterranea.
Fino a Carlo Alberto le Sinagoghe dovevano rimanere
mimetizzate. Dopo il 1848 la comunità ebraica acquistò
terreni per costruire un tempio maestoso nel centro della
città, l’attuale Mole Antonelliana, mai utilizzata davvero
come Sinagoga. Resta l’attuale tempio nel quartiere San
Salvario.
La serata del 30 gennaio ha permesso di conoscere la cultura
di un popolo che, dalla diaspora in poi (70 a.C.), si
radicò in tanti luoghi del mondo fra cui Torino. Una cultura
e una storia che ci è piuttosto estranea. Il confronto
civile con altre culture religiose e sociali diminuisce sempre
gli elementi di diffidenza, fa compiere passi avanti
in civiltà e forse aiuta a comprendere meglio la propria
cultura e il proprio credo religioso.
«La cosa più importante è rimanere in ascolto dell’altro»
ha detto Papa Benedetto XVI al termine di un corso di
esercizi spirituali. È quello che umilmente circa cento persone
di San Mauro hanno voluto fare.
Luisa PILONE
Articolo pubblicato su "Testata d'Angolo" del 17/02/2013
domenica 17 febbraio 2013
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