domenica 17 febbraio 2013

Il Gruppo missionario di San Mauro nel mese di gennaio ha ha promosso un incontro con i cristiani di fede evangelica e una visita alla Sinagoga di Torino. Il diacono Roberto Porrati ha dato particolare impulso alla duplice iniziativa e ne valeva la pena, visto l’ampia partecipazione. La visita alla Sinagoga (30 gennaio) ha visto la partecipazione di un centinaio di sanmauresi, trasferiti a Torino con due autobus. Si è tenuta tre giorni dopo «Il giorno della memoria», istituito nel 2005 perché gli orrori dei crimini commessi contro l’umanità non cadano in prescrizione e le nuove generazioni possano venirne a conoscenza.

Sinagoga significa «Casa di riunione» e nasce come luogo di preghiera collettiva senza però essere un luogo consacrato. È anche un punto d’aggregazione per riunioni amministrative e di studio. Fra le più note in Europa si ricordano quelle di Praga e di Venezia. Ad presentare la sinagoga di Torino sono intervenuti stati Rabbino ed un giovane della comunità ebraica. Hanno messo i visitatori a conoscenza di tanti aspetti della loro vita di comunità, dalle regole alimentari al capodanno, che avviene in settembre, al numero dei precetti che sono 613…. Fa parte dei precetti anche il non poter pregare in promiscuità, per tale motivo la Sinagoga è circondata da una balconata, il «Matroneo»: vi si collocano le donne.

Nella Sinagoga sotterranea, più raccolta, dove si celebrano le funzioni settimanali, le donne sono separate dagli uomini solo da una transenna. Altro elemento di notevole importanza è la copertura del capo degli uomini, in segno di rispetto a Dio. La Sinagoga di Torino fu bombardata nel 1943: andò distrutto il soffitto a cassettoni in legno, poi ricostruito in cemento; andarono persi anche i mosaici geometrici, in stile moresco. L’edificio risale alla II° metà dell’800, costruito dopo che il re Carlo Alberto (1848) liberalizzò il culto valdese e aprì il ghetto ebraico che risiedeva nei pressi di piazza Carlina. Quando Carlo Alberto morì, la comunità ebraica, in segno di lutto, fece dipingere l’armadio (luogo dove vengono posti i rotoli della legge) in nero, e quell’armadio, tutt’ora conserva il colore nero ed è collocato nella parte sotterranea. Fino a Carlo Alberto le Sinagoghe dovevano rimanere mimetizzate. Dopo il 1848 la comunità ebraica acquistò terreni per costruire un tempio maestoso nel centro della città, l’attuale Mole Antonelliana, mai utilizzata davvero come Sinagoga. Resta l’attuale tempio nel quartiere San Salvario.

La serata del 30 gennaio ha permesso di conoscere la cultura di un popolo che, dalla diaspora in poi (70 a.C.), si radicò in tanti luoghi del mondo fra cui Torino. Una cultura e una storia che ci è piuttosto estranea. Il confronto civile con altre culture religiose e sociali diminuisce sempre gli elementi di diffidenza, fa compiere passi avanti in civiltà e forse aiuta a comprendere meglio la propria cultura e il proprio credo religioso. «La cosa più importante è rimanere in ascolto dell’altro» ha detto Papa Benedetto XVI al termine di un corso di esercizi spirituali. È quello che umilmente circa cento persone di San Mauro hanno voluto fare.

Luisa PILONE

Articolo pubblicato su "Testata d'Angolo" del 17/02/2013

Nessun commento:

Posta un commento