lunedì 16 maggio 2011

Facebook, usare il cervello

Degli oltre 400 mila piemontesi iscritti a Facebook – il social network più diffuso del mondo – alcuni risiedono a San Mauro Torinese. Nella nostra città, come ovunque, c’è chi ama Facebook e chi lo teme, chi lo odia e chi ne abusa. Il suo successo deriva dalla semplicità dell’utilizzo e dal fatto che si indirizza a tutti e a nessuno. Non vi si trovano solo persone fisiche: ogni istituzione, squadra, associazione ha un gruppo su facebook. Non manca infatti il gruppo dell’oratorio di San Mauro, popolato dai ragazzi e dagli animatori.
Chissà però quanti ragazzi, quanti giovani si interrogano sul senso profondo di Facebook, sui suoi limiti, sul «peso» che esercita nella nostra vita, sugli accorgimenti da avere quando lo si utilizza. Facebook ci mette in piazza: racconta le nostre persone, ci spinge a condividere con gli «amici» idee, fatti privati, immagini, informazioni... Certo, le immagini pubblicate su Facebook sono belle da vedere, ma chi le pubblica pensa davvero di sviluppare relazioni di amicizia attraverso questo strumento? Il termine «amicizia», grazie a facebook, sta diventando molto inflazionato... È vero, Facebook seleziona gli «amici» con cui scambiare immagini e dati, ma siamo poi tanto sicuri della privacy? Molti utenti non modificano le impostazioni di sicurezza, cosicchè sono visibili a chiunque.
Facebook si presenta come strumento «democratico», libero perché alimentato da coloro che vi partecipano. Ma è davvero democrazia o, per citare Matvejevic, una «democratura», una dittatura mascherata da democrazia? Controlliamo o siamo controllati? Quanto vengono tenute in considerazione le nostre idee? La piattaforma di Facebook viene periodicamente modificata da coloro che l’hanno inventata e la gestiscono: ogni volta scattano critiche, si formano gruppi di protesta, ma nessuno spinge mai il proprio dissenso fino all’estremo di non utilizzare più Facebook, che non cambia, resta com’è, in mano ai suoi «proprietari». È solo un esempio.
Se siamo entrati nella comunità di Facebook – altro esempio su cui riflettere – non siamo liberi di uscirne, di cancellare il nostro nome, i nostri dati. Almeno, non possiamo farlo attraverso Facebook. Il social network disattiva su richiesta il tuo account, lo iberna temporaneamente, ti nasconde, ma dal momento in cui reinserisci la tua password e la tua mail tutto torna come prima: vuol dire che i dati restano sempre registrati da qualche parte.
Diversi metodi sono stati studiati per cancellarsi. Esistono «siti» esterni indipendenti che ti aiutano ad eliminare definitivamente l’account (anche se Facebook ha la possibilità di mantenere per i dieci mesi successivi le informazioni in archivio). C’è chi ha studiato un trucco attraverso le mail per aggirare il problema e far ripartire da zero il profilo.
Il consiglio più importante, in conclusione, è usare la testa: non confondere la bacheca di internet con un pomeriggio a casa degli amici più stretti, in cui posso lasciarmi andare e dire ciò che voglio, o come una seduta dallo psicologo... Facebook è solo un mezzo di comunicazione. E – non fa male ricordarlo – non esiste solo «face»: esistono anche i «books»!
Daniele CATALANO

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